Nicola Busca, La Stampa 14/2/2014, 14 febbraio 2014
(AP) - «Il Colorado è un mondo a parte. Nelle cittadine di montagna non c’è violenza né malavita, non si vedono senza tetto e lavoriamo solo con turisti ricchi
(AP) - «Il Colorado è un mondo a parte. Nelle cittadine di montagna non c’è violenza né malavita, non si vedono senza tetto e lavoriamo solo con turisti ricchi. Se esco di casa sono circondata da paesaggi mozzafiato e adesso anche la marijuana è legale. È semplicemente una bolla magica». A ognuno il suo paradiso, ma Dawn Austin, parrucchiera 52enne di Frisco, non ha dubbi: il Colorado è il miglior posto dove crescere i propri figli. A due passi da casa sua, tra un fast food e un market 24 ore, gli amanti della cannabis e i partigiani della legalizzazione troverebbero il loro di paradiso in terra. È il «Native Roots» («Radici Autoctone»), uno dei tanti negozi nei quali – dopo il referendum del 2012 e la normativa dell’anno seguente – è possibile comprare marijuana e derivati. Dall’esterno sembra quasi in abbandono. Le vetrine non espongono prodotti, ma soltanto pannelli pubblicitari. Una croce verde luminosa suggerisce un legame con una farmacia, ma è solo la piccola insegna all’ingresso a eliminare ogni dubbio: una foglia di canapa a sette punti con il messaggio «Open» in bella vista. Oltre al «Native Roots», una catena dai modi quasi industriali, esistono altri negozi di cannabis dall’atteggiamento decisamente più rilassato. All’«Herbal Bliss» dopo il controllo del documento di identità (minimo 21 anni), si può accedere al retrobottega, dove dentro a brocche di vetro sono esposti più di 50 tipi di marijuana: I menu dei coffee shop americani ne hanno davvero per tutti i gusti: marijuana per scopi medicinali o «ricreativi»; foglie «exclusive», o di qualità più bassa per i fumatori meno esigenti; biscotti al gusto di cioccolato o torte che mischiano la cannabis alla scorza di limone. Il business della marijuana, in ogni caso, a partire dalla legalizzazione per scopi ricreativi (ottobre 2013), ha portato nelle casse statali 58 milioni di dollari e creato quasi 40 mila posti di lavoro. Nel 2014 le entrate hanno avuto un’impennata: dai 3 milioni e mezzo incassati a gennaio, ai 7 milioni e mezzo di novembre. Una cifra, quest’ultima, che supera di mille punti percentuali quella della stesso mese del 2013 («soltanto» 500 mila dollari). Una montagna di soldi che potrebbe presto tornare nelle tasche dei cittadini. Il governo ha creato un Fondo per investire le entrate derivanti dalla vendita di marijuana (più di 1 milione di dollari è stato stanziato per progetti di consumo responsabile nelle scuole), ma una legge del Colorado pone un tetto alle entrate legate alle imposte. E dei più di 50 milioni ricavati, 30 potrebbero essere stornati e «donati» alla popolazione. Sulla legalizzazione della marijuana, il Colorado ha fatto da battistrada. Poi è stata la volta dello Stato di Washington; Oregon e Alaska nel 2016 potrebbero unirsi alla lista. La marcia ricalca quella delle nozze gay: partita in sordina, ora pare ben incanalata. Gli americani sono comunque divisi: il 55% è favorevole alla legalizzazione della marijuana, il 44% è contrario. Ma sono ormai 27 gli Stati che hanno quantomeno depenalizzato il possesso di marijuana. Primo passo verso la creazione di altri «Herbal Bliss».