Doreen Carvajal, Corriere della Sera 6/2/2014, 6 febbraio 2014
DOREEN CARVAJAL
MARSIGLIA
MARINA Picasso ha fatto i conti col suo pesante retaggio familiare fin da quando, bambina, accompagnava suo padre al cancello della villa del nonno, il famoso pittore Pablo Picasso, per chiedere qualche soldo. Così quando a vent’anni ereditò proprio quella villa ottocentesca a Cannes, “La Californie” e tantissime opere di Picasso, la sua prima azione fu rivoltare i preziosi quadri verso le pareti. La rabbia che ancora prova verso la famiglia l’ha resa nota nel suo libro del 2001, “Mio nonno Picasso”. E ora, a 64 anni, torna a esprimere repulsione per quel passato ingombrante liberandosi di molte delle opere in suo possesso: per finanziare le sue tante iniziative filantropiche dagli aiuti a un ospedale in Vietnam a progetti a per anziani e adolescenti in Francia e Svizzera. Una vendita condotta in modo inusuale: al punto da allarmare mercanti d’arte e case d’asta. Marina ha infatti fatto sapere che venderà le opere privatamente e senza mediatori. Decidendo “caso per caso” di quante e quali opere disfarsi. Naturalmente non è la prima volta che vende opere da lei ereditate. Ma se per anni si è lasciata guidare da Jan Krugier, mercante svizzero morto nel 2008, ora sceglie di farlo da sola. Questo fa supporre una maggiore determinazione nel disfarsi di ciò che le resta del nonno: «Preferisco vendere le opere e usare i proventi per cause umanitarie», fa sapere.
La notizia si sta diffondendo, dando luogo a voci ed equivoci. Molti temono una saturazione del mercato che faccia calare i prezzi delle opere. Non che la vendita di opere importanti senza mediazione sia insolita: ma è certo rischiosa. Chi vende può sottostimare troppo le opere. O non valutare adeguatamente gli acquirenti e la loro solvibilità. Al tempo stesso, le case d’asta hanno aumentato le commissioni: la vendita diretta certo permette di ottimizzare i guadagni. Marina in parte smentisce le voci: dice di non aver ancora deciso quante delle circa diecimila opere ereditate — soprattutto ceramiche, disegni e sculture più 300 tele — metterà in vendita. Ma sa già quale sarà la prima ad andare sul mercato: “La Famiglia” del 1935. «Un gesto simbolico: sono nata in una grande famiglia che non è mai stata una vera famiglia». Suo padre Paulo era figlio di Picasso e della prima moglie Olga Khokhlova, ballerina russa. Marina lo ricorda costretto a fare da autista al nonno e a chiedergli continuamente denaro. L’odio di Marina verso il nonno ha poi subito un’ulteriore impennata nel 1973, quando la seconda moglie del pittore, Jacqueline Roque, proibì a suo fratello di partecipare al funerale: pochi giorni dopo il giovane si uccise.
Picasso è morto nel 1973 a 91 anni senza testamento ma con un patrimonio di 50 mila opere che la sua tribù di quattro figli, otto nipoti e varie mogli e muse si è contesa in una lunga battaglia legale. Inaspettatamente, anche Marina ottenne la sua parte: un quinto di tutti i beni che lei definisce «Un’eredità senza amore». Olivier Widmaier Picasso, altro nipote dell’artista, discendente di una delle sue amanti, ha un ricordo più benevolo del nonno. «Picasso non dava soldi alla madre [di Marina] perché sapeva che non li avrebbe spesi per i figli. Ma pagò la loro istruzione». A Marina non basta. «Rispetto mio nonno e il suo talento di artista. Ma sono solo la sua erede, non sono mai stata la sua nipotina amata».
(© 2-015 New York Times News Service Traduzione di Marzia Porta)