Ivo Caizzi, Corriere della Sera 6/2/2014, 6 febbraio 2014
DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES
La trattativa in Europa parte molto difficile. Le richieste del nuovo governo greco di estrema sinistra, che devono essere inoltrate all’Eurogruppo dei 19 ministri finanziari, restano lontane da quanto la Germania e altri Paesi membri del Nord dichiarano di poter accettare. Ma le pressioni imposte dall’intervento della Bce di Mario Draghi, che ha annunciato il depotenziamento dei titoli di Stato greci (come garanzia collaterale) a partire dall’11 febbraio prossimo, hanno provocato una accelerazione e una esortazione a decidere – entro i cinque giorni successivi – se a Bruxelles esiste lo spazio per un compromesso. Senza un accordo tra i governi di Atene e di Berlino all’Eurogruppo formale, in programma per il 16 febbraio, non passerebbe l’estensione del piano di aiuti Ue alla Grecia, che scade a fine mese e resta molto importante per la stabilità della zona euro.
Le pressioni della Bce appoggiano l’ipotesi di un Eurogruppo straordinario l’11 febbraio prossimo. I ministri finanziari potrebbero elaborare un accordo tecnico da sottoporre al massimo livello politico nel Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Ue in programma il giorno dopo, dove è previsto il «faccia a faccia» del nuovo premier greco di estrema sinistra Alexis Tsipras con la cancelliera tedesca Angela Merkel. A questi due incontri a Bruxelles è atteso anche Draghi, che ha più volte sollecitato i governi ad assumersi le responsabilità non di competenza della sua Bce. La ratifica dell’eventuale compromesso all’Eurogruppo del 16 febbraio, estendendo i tempi di restituzione dei prestiti e magari aggiungendo miliardi freschi del fondo salva Stati (Efsf e Esm), salverebbe il governo greco anche dal rischio di insolvenza già in estate.
Ma Tsipras ha vinto le elezioni promettendo la fine delle misure di austerità imposte dalla troika (composta da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario di Washington), che ha accusato di essere la causa di sei anni di recessione e del pesante impoverimento per milioni di greci. Propone così di condizionare i futuri pagamenti dei debiti al ritorno alla crescita economica. In ogni caso vuole eliminare la troika e i suoi diktat: a partire dal bilancio con avanzo primario del 4,5% del Prodotto interno lordo, che ha definito «mostruoso». Ha poi bisogno di miliardi freschi per rispettare le promesse di aumento dei salari minimi, riassunzione dei dipendenti pubblici licenziati durante la crisi e reintroduzione della tredicesima ai pensionati a basso reddito. Le vendite dei beni dello Stato, che ora avverrebbero a prezzi di saldo, sarebbero bloccate. Come è accaduto per il porto del Pireo.
La strategia di aiuti finanziari della troika, che ha favorito le banche tedesche e degli altri Paesi esposte in Grecia, verrebbe ribaltata. Tsipras chiede di concordare con l’Ue e con la Germania un piano di rilancio dell’economia reale con investimenti pubblici. Rispuntano idee emerse (e abbandonate) all’inizio della crisi, come l’assegnazione dell’Olimpiade ad Atene per 20 anni, stimoli al turismo nordeuropeo della terza età per allungare la stagione dalla primavera all’autunno, il divieto a livello internazionale dell’uso dei paradisi fiscali per le compagnie di navigazione (principale settore imprenditoriale del Paese).
Per ora Merkel difende la troika e il rispetto delle misure di austerità concordate con l’ex premier greco di centrodestra Antonis Samaras. Il punto d’incontro potrebbe essere principalmente «politico». La fine della troika per accontentare Atene e il rispetto dilazionato nel tempo di molti impegni per tacitare Berlino.
Il presidente della commissione economica dell’Europarlamento, Roberto Gualtieri del Pd, ha parlato di un accordo di «superamento» della troika già preso con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, noto manovratore lussemburghese per conto della cancelliera.
Ivo Caizzi