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 2014  febbraio 04 Martedì calendario

«VOI CHIAMATEMI B. E NON EX CAVALIERE»

In ritardo, e un po’ assonnato: «Non vedo, non sento, non parlo. Io sono completamente afono, ma respiro ancora». Così l’ex Cavaliere di slancio, nonostante un oggetto non identificato gli irrigidisca il busto, supera un gruppetto di parlamentari di Forza Italia. Il cerimoniale quirinalizio ha assegnato a Silvio Berlusconi un posticino accanto a Matteo Salvini, assente. Allora, solerti, i commessi indicano a Giorgia Meloni la sediolina con lo schienale porpora: tocca a te, sorella d’Italia. Berlusconi s’è desto; alterna momenti di veglia a momenti di torpore con il gomito depositato in fronte per occultare uno sbadiglio. E Sergio Mattarella ancora non è entrato nel salone dei corazzieri. Gianni Letta, un po’ in disparte , osserva da lontano, fila numero diciassette.
Il capo dello Stato fa un breve discorso, rapido; anche Berlusconi apprezza: «Grande, conciso». E affronta la folla per raggiungere il rinfresco. Il socialista Lucio Barani, incedere dinoccolato, sempre un garofano sintetico nel taschino, porge un bicchiere di spumante all’ex Cavaliere. Berlusconi ha un attimo di esitazione, bere o non bere? Forse un goccio lo butta giù, perché poi sarà incontenibile.
Vaga per la stanza con gli occhi semisbarrati, un ghigno strutturale, già in posa per una fotografia che nessuno reclama. Ecco Matteo Renzi, adocchiato. L’ex Cavaliere s’avvicina al fiorentino che, astuto, fa un cenno al ministro Pier Carlo Padoan. Renzi concede una stretta di mano, e scappa via. Ancora con lo spumante in pugno, l’ex Cavaliere non s’accorge di niente: «Matteo, speriamo che non sia birichino come te». Adesso Berlusconi ha Padoan a un metro. Il ministro arretra con degli impercettibili passettini, l’ex Cavaliere avanza con lo spumante che ondeggia e quasi trabocca. Padoan è in trappola, non gli resta che una finestra. Berlusconi tira su il collo incassato, smorfia: «Mi consenta: le regole di bilancio europeo sono completamente antistoriche. Noi le abbiamo contrastate, è un vero e proprio sacrilegio. Io mi sento in dovere di informare chi governa». Padoan spegne i muscoli facciali, non ha espressioni. Berlusconi prosegue imperterrito, mescola citazioni, giudizi, consigli; piomba Maurizio Gasparri e lo trascina fuori. Padoan sospira, non lo vedremo più in giro. Ora l’ex Cavaliere vuole una fotografia con Mattarella. Quando Berlusconi cammina verso destra, Mattarella procede a sinistra. Sarà un caso. Ma funziona. Non s’incrociano mai. L’ex Cavaliere perlustra il banchetto con le tartine, è mezz’ora che scuote le mascella con nervosismo: «Il Fatto...».
Berlusconi, invito al Quirinale e sconto di pena, il padre costituente funziona?
(punta l’indice) «Io stamattina vi pensavo. Il Fatto Quotidiano, sì, io stamattina vi pensavo».
Cosa pensava?
«Vi devo mandare un documento. Ho iniziato a studiare durante il viaggio in aereo».
Che ha scoperto ?
«Mi sono riletto la sentenza di condanna per Mediaset e mi sono appuntato 35 nefandezze».
Con il supporto di Niccolò Ghedini e Franco Coppi?
«No, i miei avvocati non c’entrano. Sarà un’opera di Silvio Berlusconi. Appena pronta, ve la spedisco. Oltre a questi articoli su di un processo scandaloso, non sopporto una cosa di voi, davvero mi dà fastidio. Mi fate una cortesia?».
Che fa, propone un patto?
«Mi chiedo: perché mi chiamate ex Cavaliere? Non va bene chiamarmi Berlusconi? Silvio? O persino B.? Io sono un Cavaliere, e presto vedrete il mio ritorno».
Il bicchiere è vuoto. Berlusconi riprende la caccia a Mattarella, invano. Renato Brunetta vuole che Silvio saluti Rosy Bindi, saltella per l’adrenalina. Berlusconi squadra la Bindi, gonfia il petto: «Ho visto che ha versato lacrime di commozione, non ce l’aspettavamo da un uomo, pardon, da una donna come Bindi, tante lacrime». Bindi si trattiene: «Speravo che fosse diventato un po’ più galante, non c’è rimedio». Berlusconi si sottopone a uno sforzo immane, prova a piegare la schiena per baciare la Bindi: «Signora, io sono sempre galante».
Intorno a Berlusconi è un balletto di autorità, di politici e di ministri che s’inventano decine di tecniche pur di evitare l’impatto. Chi sguscia per non farsi bloccare, chi finge di ammirare il soffitto, chi sfodera il telefono. Anna Finocchiaro è disarmata: «Abbiamo fatto il tifo per lei», urla Berlusconi. E aggancia Nichi Vendola: «Mi piace il modello Alexis Tsipras per l’Europa».
Per un attimo, appare un secondo spumante. Berlusconi racconta una barzelletta: «Un siciliano viene fermato per dei controlli. “Cos’hai nella borsa?”, “Una calcolatrice”. Ma dentro la borsa viene trovata una lupara. “Ebbè, noi i conti li facciamo così”». Mattarella è siciliano, il fratello fu ucciso dai mafiosi; Berlusconi, libero, affoga nei deliri. E lo spumante è incolpevole.
Gianni Letta, in contatto paranormale con Silvio, sgomita per riprendere l’ex Cavaliere, ormai in balìa di se stesso. Berlusconi guarda l’orologio: «Devo tornare a casa, devo sfangare il pranzo, non vorrei che mi sgridassero», e imbocca il corridoio.
Come sta il Nazareno?
«Noi abbiamo votato sì per amore di riforme, per spirito di Stato, ora valutiamo l’accordo con Renzi. Se ci conviene, diciamo sì».
Perché scheda bianca a Mattarella?
«Il metodo di Renzi ci ha delusi. Il problema non è il nome di Mattarella. Sapete che gli ho formulato i migliori auguri per primo? Oggi non ci siamo parlati, ma sono convinto che mi darà presto udienza al Quirinale. Mattarella è una brava persona, ha una bella immagine con i capelli bianchi».
E Denis Verdini ha tradito?
«No, io sono sicuro della fedeltà di Denis».
In Forza Italia comandano le bande, ci sono lotte feroci.
«Non sono preoccupato. I contrasti sono emersi perché io ero confinato in quel di Arcore. Com’è l’adagio in milanese? Insomma: quando il gatto non c’è, i topi...».
Vuole vendere Mediaset?
«Non mi occupo di aziende di famiglie, però vi garantisco di no».
È finita la guerra con Rupert Murdoch?
«Sì, preciso: una grande guerra non c’è mai stata. Sky e Mediaset possono convivere sul mercato».
Maurizio Gasparri e Gianni Letta, corazzieri senza uniforme, attendono Berlusconi sopra lo scalone che conduce in cortile. Berlusconi ascolta annoiato un’elucubrazione di Simone Baldelli, deputato di Forza Italia: «Attenzione, ragazzi, che il Fatto Quotidiano mi fa inciampare». Gasparri, romanista, vuole un giudizio su Destro al Milan: «Maurizio, l’abbiamo preso perché di cognome fa Destro e non sinistro». Neanche Gasparri ride.