Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 03 Lunedì calendario

Tornano a bollire le acque del Corriere della Sera. E non solo perché, come dice il numero uno di Unipol, Carlo Cimbri, «è più facile trovare il presidente della Repubblica che il direttore del Corriere»

Tornano a bollire le acque del Corriere della Sera. E non solo perché, come dice il numero uno di Unipol, Carlo Cimbri, «è più facile trovare il presidente della Repubblica che il direttore del Corriere». Infatti non c’è da sciogliere solo il nodo della successione a Ferruccio de Bortoli. La questione si è molto più ingarbugliata e tra i grandi soci di Rcs sta montando una deriva conflittuale. Sul tavolo di incontri e contatti riservati e ufficiosi, oltre ai nomi della direzione del quotidiano, sono finiti anche i conti, il debito, il piano industriale della società e, quindi, anche il futuro dell’amministratore delegato Pietro Scott Jovane. DELLA VALLE ELKANN DELLA VALLE ELKANN La questione è di nuovo quella di un riequilibrio tra grandi soci. Nelle cui file sta prendendo forma un ampio fronte critico verso la Fiat, primo azionista con il 16,7% del capitale, e verso il suo presidente John Elkann, che ha ereditato dall’Avvocato suo nonno la passione per il Corriere. E ha imposto la linea: è sua la scelta di Jovane; è sua quella del licenziamento a tempo di De Bortoli (accordo siglato l’agosto scorso per un addio fissato il prossimo aprile); sarebbe sua quella del direttore della Stampa Mario Calabresi per via Solferino. Ma a tirare le fila del confronto non ci sarebbe questa volta l’ormai tradizionale fustigatore di Elkann, Diego Della Valle, secondo nel capitale di Rcs con il 7,3%; né l’unico editore azionista del gruppo, Urbano Cairo (che ha il 3,6%). Bensì due pesi massimi del sistema bancario, poteri ancora forti rimasti in sella, quali il presidente di Intesa Giovanni Bazoli e il vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona. Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri. Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri. Non è che i due si siano «alleati» contro Elkann. Ma hanno trovato una convergenza sulla necessità di fare chiarezza, facendo perno sui conti del gruppo e sul piano industriale. Il primo, Bazoli, è forte sia del 4,1% del capitale di Rcs, sia dello storico ruolo di garante degli equilibri del Corriere. E poi rappresenta il principale creditore di Rcs, con oltre 200 milioni di esposizione. Il secondo, Palenzona, fa presa solo indirettamente sul capitale (il socio è Mediobanca, di cui Unicredit è a sua volta il principale azionista), ma rappresenta, con i due istituti, altri 120 milioni di crediti. Non è un caso che i vertici di Unicredit siano attivi in una sorta di moral suasion tra i soci per rivedere lo stato del gruppo Rcs. E va da sé che il resto del fronte bancario (la «bazoliana» Ubi è esposta per 150 milioni e completa il quadro dei creditori insieme con Bnp e Bpm) si senta ben rappresentato dai due pesi massimi. SCOTT JOVANE CALABRESI ANDREA MONTI FERRUCCIO DE BORTOLI A BAGNAIA SCOTT JOVANE CALABRESI ANDREA MONTI FERRUCCIO DE BORTOLI A BAGNAIA Quello che spaventa è proprio il debito: dopo l’aumento di capitale da 400 milioni del 2013, è risalito e non chiuderà sotto i 500 milioni nei conti 2014, più alto della soglia dei 470 fissata dal piano di Jovane per le garanzie bancarie (i cosiddetti covenant). Inoltre il gruppo chiuderà il 2014 con altri 65-70 milioni di rosso e un margine (ebitda) risicato. Per centrare gli obiettivi 2015 di margini (150 milioni di ebitda) e ricavi (1,5 miliardi contro i 1,3 attesi nel 2014)) necessari per sostenere il debito, dovrà fare salti mortali a cui le banche cominciano a non credere più. E forse neanche Jovane, se è vero che vorrebbe vendere i libri alla Mondadori. PALENZONA CALTAGIRONE PALENZONA CALTAGIRONE Di qui la semplice questione da porre ad Elkann: può Fiat pretendere di scegliere un nuovo direttore e tenersi l’ad Jovane senza un confronto con gli altri azionisti? Anche perché lo stesso Jovane ha escluso la seconda tranche dell’aumento di capitale (da 200 milioni) deliberata nel 2013. In altri termini, se Fiat vuole stringere la presa su Rcs, deve investire nuove risorse. Viceversa la palla deve passare ad altri. Un piano B che prevede la conferma di De Bortoli, la scelta di nuovo management, l’ingresso di un nuovo socio e la conversione di parte dei crediti in capitale del gruppo. SERVIZIEVOLE PALENZONA PER CALTAGIRONE SERVIZIEVOLE PALENZONA PER CALTAGIRONE Tra i grandi soci l’idea di un confronto con Elkann raccoglierebbe i consensi di Pirelli (4,4%) e Mediobanca. Ma quest’ultima sta vendendo la sua quota con l’obiettivo dichiarato di andare a zero, tanto che negli ultimi mesi è scesa dal 9,9 al 6,25%. Unipol (4,6%) dovrebbe essere della partita, mentre non si sa degli eredi Rotelli (3,3%). Cairo sta alla finestra, molto perplesso sui risultati del gruppo. Paola Severino Francesco Palenzona e Farnco Bernabe Paola Severino Francesco Palenzona e Farnco Bernabe Mentre Della Valle è indecifrabile e si tiene un passo indietro, ma certo pare verosimile che un confronto con Elkann sui metodi di gestione di Rcs lo possa vedere d’accordo. Con il 5% ci sono poi anche i fondi Invesco, recentemente cresciuti a tanto e che quindi potrebbero stare dalla parte di Jovane-Elkann. Il confronto è appena iniziato, ma a breve è previsto un faccia a faccia Elkann-Bazoli. Prima dell’11 marzo, giorno del cda di bilancio, e del 29 marzo, data ultima per decidere i nomi del prossimo cda di Rcs.