Stefano Caviglia, Panorama 29/1/2014, 29 gennaio 2014
I BINARI DELLE FERROVIE TORNANO ALLO STATO
Possibile che la privatizzazione delle Ferrovie passi per il ritorno allo Stato di binari e traversine? Sembra paradossale, ma è la direzione presa dal governo di Matteo Renzi. Il piano, di cui Panorama è a conoscenza, prevede il passaggio della rete ferroviaria storica (senza l’alta velocità) a una società pubblica ancora da definire, subito prima di aprire le porte delle Fs all’ingresso dei privati. È un assetto ben diverso da quello considerato probabile fino a poco tempo fa, che contemplava la privatizzazione dei treni ad Alta velocità e la loro separazione dal resto del gruppo. Nell’autunno scorso, dopo qualche mese di confronto, la visione dell’amministratore delegato Michele Elia (una vita nelle Ferrovie) ha prevalso su quella del presidente, Marcello Messori, un economista che forse anche per questo ha fatto un passo indietro, restituendo le sue deleghe.
Ora il disegno comincia a realizzarsi. Il governo ha scelto gli advisor legale e finanziario e le Ferrovie dello Stato si preparano a una gara per l’advisor industriale. Le procedure occuperanno tutto il 2015 per dar luogo nel 2016 alla cessione di una quota di minoranza del gruppo. L’obiettivo è togliere all’azienda alcune decine di miliardi di patrimonio (oltre alla rete, saranno cedute anche stazioni e immobili), aumentando così l’incidenza proporzionale degli utili e rendendo la partecipazione più allettante per gli investitori. La gestione della rete continuerà a essere affidata alla Rfi, che non ne sarà più proprietaria ma concessionaria, come accade oggi alle società che controllano le autostrade.
In teoria non dovrebbe cambiare molto per i dipendenti, ma non la vede cosi il sindacato che già spara a zero sul piano. «La proprietà della rete» protesta il segretario generale della Cisl Trasporti, Giovanni Luciano, «è garanzia di solidità patrimoniale e di competenza tecnologica. Toglierla alle Fs significa trasformare un gigante in un nano. L’ultima cosa di cui hanno bisogno l’Italia e i lavoratori delle Ferrovie».