Gianluca Lo Vetro, La Stampa 24/1/2014, 24 gennaio 2014
«Slanciano le gambe e sollevano il lato B, accomunando la silhouette femminile alla postura della gatta in calore, quando allunga le zampe e solleva la coda»
«Slanciano le gambe e sollevano il lato B, accomunando la silhouette femminile alla postura della gatta in calore, quando allunga le zampe e solleva la coda». Così, il designer di calzature, Cesare Paciotti, vede i tacchi a spillo dei quali è un grande interprete. Chi lo direbbe che questa propaggine femminile ha 62 anni? L’età esatta emerge dal Museo della calzatura Pietro Bertolini al castello Sforzesco di Vigevano, dopo un maquillage della struttura in vista dell’EXPO. La galleria è la prima in Italia e la seconda in Europa per quantità di testimonianze, oltre 500. Tra queste, una foto della fabbrica di Re Marcello dove si producevano tacchi a spillo già ai tempi della XVI Mostra Mercato Internazionale delle calzature: nel ‘53. L’Italia strapperebbe così, il primato di questa invenzione alla Francia, dove si riteneva che tra il ’52 e il ‘55 Roger Vivier fosse stato il primo a idearla per Dior. Marylin e Lewis Di certo alla diffusione del tacco a spillo contribuì Marylin Monroe nell’iconica scena sulle grate del metrò nel film Quando la moglie è in vacanza (1955). «Molte delle sue décolleté, numero 36 tacco 11, furono create da Salvatore Ferragamo», precisa Stefania Ricci curatrice del museo della maison. Il cinema avrebbe continuato a celebrare questo tipo di calzatura sino al capolavoro di Almodovar, Tacchi a spillo. Dove però a indossare gli stiletti è un lui: Miguel Bosé en travesti. Invano la stilista Vivienne Westwood ha cercato di sdoganare al maschile questo complemento del tutto femminile. Sul maschio è sempre «una pugnalata», anche se talora ad arte. Vedi Carl Lewis immortalato da Annie Leibovitz per una pubblicità della Pirelli. «Una donna nuda con dei tacchi addosso può essere molto sexy- sentenziò Louboutin - un uomo nudo con le scarpe fa ridere». Dalla strada all’alcova Ben altro riscontro hanno avuto gli stiletti di Manolo Blahnik, lanciati nel mondo dal serial Sex and city non caso ribattezzato «Shoe in the city». Risolutiva, la battuta di Carrie/Sarah Jessica Parker: «Prenda la borsa, l’anello, l’orologio, ma mi lasci le mie Manolo Blahnik!». E se il rapper Jay-Z le ha citate nella canzone Bonnie & Clyde, ad un paio di décolleté in coccodrillo rosso di Manolo, il pittore Emilio Tadini dedicò addirittura un quadro, dopo un incontro altrettanto «infuocato» con un’amica. Già perché il tacco a spillo insieme con guêpière e calze con la riga, vanno di pari passo con l’Eros, entrando nelle alcove e spingendosi sino a pratiche fetish. Valerie Steele, studiosa del fenomeno, collega questo potere al fatto che da una certa posizione, una scarpa coi tacchi alti ricordi un triangolo pubico. Più complessa la psicanalisi di Freud: «l’uomo che guarda il piede ha nostalgia del fallo, che manca nella donna; volendo ricrearlo… si inventa la scarpa col tacco». Un‘arma a doppio taglio Tanti significati peccaminosi, quasi diabolici come conferma la copertina de Il diavolo veste Prada con uno stiletto satanico a forma di tridente, spiegano perché abbia fatto scalpore l’ingresso in parlamento di Daniela Santanchè: il primo onorevole «coi tacchi a spillo». Non a caso oltre ad essere stati proibiti in aereo perche si temeva bucassero i pavimenti, per molti anni gli stiletti furono interdetti anche in certi uffici pubblici. Per giunta, sempre secondo la Steele, i tacchi «non devono conquistare l’uomo, devono vincerlo». Dunque, sarebbero addirittura un’ arma a doppio taglio. Anche sulle pinne Da qualche stagione, gli stiletti sono stati sostituiti dal plateau e dalle zeppe che consentono altitudini maggiori. Ma ci sono almeno un paio di eccezioni: Louboutin, erede diretto di Vivier che firma modelli con la tipica suola rossa come i red carpet, dove impazzano. Suo, il record delle Fetish Ballet Heels, scarpette da danza classica dal tacco di oltre 21 centimetri che riproducono l’esatta posizione dei piedi delle ballerine sulle punte. A simili record è arrivata anche Donatella Versace cultrice degli stiletti: «Pure sulle pinne, li metterei». Battuta memorabile, materializzata dall’artista belga Paul Schietekat che ha applicato il tacco a questi attrezzi da nuoto. Resta il fatto che sul lavoro le donne preferiscano il tacco basso per questioni di mobilità. Archi shoes: Ovvero sculture post umane. Lo scenario cambia di sera, quando la mission è più seduttiva che lavorativa. Allora con un gesto entrato nei costumi, le signore che non hanno tempo per cambiarsi, i ricambi alti da un sacchettino nella borsa come una pistola dal fodero. E vai. Con la benedizione di Franca Sozzani direttore editoriale delle testate Vogue: «suola rasoterra di giorno, tacco la sera». Occhio però: gli stiletti, un tempo sempre uguali a loro stessi, da qualche anno sono diventati territorio di ricerca ai confini dell’architettura: archi shoes. Morale: abbiamo visto modelli doppi, a forma di rossetto, spoiler e siluro. Sino alle sculture di Alexander McQueen che sconfinano nelle manipolazioni genetiche del post umano. Proprio per questo, da ammirare, più che da indossare.