Aldo Fontanarosa, la Repubblica 24/1/2014, 24 gennaio 2014
ALDO FONTANAROSA
ROMA .
«L’altra notte», racconta un alto dirigente della Rai, «mi sono svegliato quasi urlando e tutto, tutto sudato. Stavo sognando che Sky trasmetteva programmi sul canale 26 con Cielo, sul 27 con Sky Tg 24 e perfino sull’8 che - nel mio incubo - aveva appena comprato dagli americani di Viacom». Alla Rai, alla 7, forse anche a Mediaset la stanno vivendo così. Gli editori storici guardano con paura alla discesa di Sky - dal satellite e dalla pay-tv - alla televisione gratuita, dove la sua potenza di fuoco da ieri si è raddoppiata. E magari un giorno arriverà per davvero il canale 8. Il che significherebbe mettere le proprie trasmissioni a ridosso di RaiUno o Canale 5, in una sfida ancora più diretta.
In questa strategia a cavallo tra trasmissioni gratuite e a pagamento, va inquadrato lo Smart Panel della pay-tv. È il sistema interno di rilevamento degli ascolti che Sky ha inaugurato ad aprile 2014 per verificare se i dati dello storico Auditel siano attendibili oppure no. E un primo studio riservato suona come un campanello di allarme per l’emittente a pagamento perché dice che i suoi ascolti sono, sarebbero sistematicamente sottostimati da Auditel. In eventi chiave della programmazione di Sky i conti non tornano. Per “Sole a catinelle” di Checco Zalone, 26 dicembre, Sky si assegna un più 26% di ascolti tra le famiglie rispetto ad Auditel; Napoli-Juve dell’11 gennaio 2015, più 15%; finale di X Factor 8, più 32%. La pay-tv, in sostanza, si attribuisce un seguito medio del 15% più alto (per i canali a brand Sky) e dell’11% se valutiamo l’intera piattaforma. Non solo. Se Auditel stima che il 40% degli spot della pay-tv hanno avuto un ascolto pari a zero (nel periodo strategico del Natale), questa percentuale si abbassa al 5% nelle analisi della televisione di Murdoch.
Una forbice così ampia si spiega - secondo Sky - con una forte differenza nel campione osservato. L’emittente a pagamento monitora 8500 famiglie, tutte abbonate ai suoi pacchetti di programmi, mentre Auditel ha 5669 famiglie (di cui solo 1100 clienti della pay-tv). E ancora. Una “scatolina” sistemata sul decoder My Sky misura - oltre alle trasmissioni che gli abbonati vedono in diretta - quelle regi- strate sul decoder e viste in un secondo momento (Auditel conteggia le registrazioni solo se queste sono viste entro una settimana dalla messa in onda in diretta). Sempre Sky intercetta le visioni che vengono fatte in mobilità, sullo smartphone dei clienti, grazie alla app di Sky Go (mentre Auditel non vede questo dato mobile). Insomma, lo Smart Panel di Sky sarebbe più affidabile e sofisticato, mentre Auditel soffrirebbe di limiti ormai strutturali. Peraltro molti ragazzi che vedono la tv nelle famiglie campione di Auditel - perché ospiti a casa - non segnalerebbero la loro presenza davanti al televisore, come dovrebbero. Le defezioni degli ospiti sono confermate alla pay-tv da uno studio del Cfi Group.
Forte di questi dati, Sky potrebbe dichiarare guerra ad Auditel nei tribunali. Invece la pay-tv preferisce dialogare perché Auditel dà segnali di modernizzazione dopo anni di immobilismo. In queste settimane, ad esempio, Auditel sperimenta l’osservazione di un secondo campione di telespettatori. Sono 10 mila italiani che hanno in casa un meter senza telecomando. Diecimila italiani di cui circa 2000 abbonati alla pay-tv. Questo secondo campione si affiancherà - entro metà 2016 - a quello storico delle 5669 famiglie, assicurando forse dati di ascolto più accurati.
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