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 2014  gennaio 24 Venerdì calendario

DAL NOSTRO INVIATO

PAOLO BERIZZI
BRESCIA . La riscossa dei Beagle arriva alle 9.55, e forse è davvero «Davide che vince contro Golia», esultano gli animalisti. L’ultima pagina del romanzo animale di Green Hill è scritta dai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Brescia: tre condanne per maltrattamento e uccisione di animali, e una assoluzione. Gli imputati — siamo al primo grado del processo — sono i vertici dell’allevamento di cani Beagle da sperimentazione chiuso nel 2012 a Montichiari: uno scandalo nazionale con tanto di barricate, petizioni, denunce, campagne di informazione e controcampagne, assalti per liberare i cani. Responsabili di quanto accadeva in quello che gli animalisti hanno sempre chiamato “lager” sono, per la giustizia: il direttore dell’allevamento, Roberto Bravi, il co-gestore Ghislane Rondot, e il veterinario Renzo Graziosi.
Il primo è stato condannato a un anno, gli altri due a un anno e sei mesi (assolto invece Bernard Gotti, l’altro co-gestore di Green Hill). Per tutti il giudice ha stabilito la sospensione dell’attività per due anni: in pratica non potranno allevare cani fino al 2017. «Ricorreremo in appello — ha annunciato Roberto Bravi — Leggeremo le motivazioni della sentenza per capire come l’azienda più controllata d’Italia all’improvviso si sia trasformata in un “lager”. Intanto — ha aggiunto — l’iniziativa delle associazioni ha causato la perdita di 50 posti di lavoro ».
Il pm Ambrogio Cassiani aveva chiesto pene più severe per gli imputati: nella sua requisitoria, dieci giorni fa, aveva ricostruito così il “modus operandi” degli allevatori di Montichiari: «All’interno di Green Hill c’era una strategia precisa. Non c’era alcun interesse a curare i cani malati. Le cure avrebbero potuto alterare i parametri per la sperimentazione. I cani andavano quindi sacrificati». Secondo l’accusa sarebbero stati 6.023 i Beagle morti nella struttura dal 2008 al 2012, contro i 98 morti successivamente al sequestro dell’allevamento. Ora, è arrivata la prima sentenza. «E’ la riscossa dei cani, e un riconoscimento a tutti coloro che in tanti anni hanno partecipato a manifestazioni a Montichiari e in tante altre parti d’Italia e del mondo, hanno digiunato, firmato petizioni, realizzato inchieste giornalistiche, presentato denunce, scavalcato barriere fisiche e ideologiche che difendevano l’indifendibile», gioisce il presidente della Lav, Gianluca Felicetti. L’associazione si era costituita parte civile nel procedimento penale. «Spero sia l’inizio di una serie di condanne per maltrattamento animali — dice Susanna Chiesa, dell’associazione Freccia 45 — Sono tante le aziende italiane che operano in questo settore vergognoso: senza nessun rispetto degli animali e delle loro atroci sofferenze».