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 2014  gennaio 24 Venerdì calendario

«Con l’aiuto di Dio, continueremo sulla retta via che questo Paese ha seguito sin da quando è stato fondato da re Abdulaziz»

«Con l’aiuto di Dio, continueremo sulla retta via che questo Paese ha seguito sin da quando è stato fondato da re Abdulaziz». Così ha promesso ieri nel suo primo discorso televisivo il nuovo sovrano saudita e Custode delle due moschee di Mecca e Medina, Salman bin Abdulaziz al Saud, mentre il fratello novantenne Abdullah, morto nella notte, veniva preparato per la sepoltura. Il nuovo re 79enne promette continuità e stabilità: parole d’ordine in un momento di subbuglio regionale, con l’ascesa dell’Isis in Iraq e in Siria, la rivalità con l’Iran e l’avanzata sciita in Yemen, i rapporti non sempre facili con gli Usa anche per via dell’avvicinamento di Obama a Teheran (tutti dossier di cui Salman si occupava già, in qualità di vicepremier e ministro della Difesa). Alla notizia della morte del re, il prezzo del petrolio era salito, ma Salman ha decretato che l’attuale ministro dell’Energia resterà al suo posto suggerendo continuità sulla scelta di non tagliare la produzione. E anche sul fronte interno si crede che seguirà le caute riforme di Abdullah, benché si sia detto più prudente del fratello e scettico sulla democrazia («Finiremmo nel caos come l’Iraq»). Ma da un altro punto di vista re Salman segnala già un cambiamento: con lui torna in primo piano un potente ramo della famiglia saudita, quello dei cosiddetti «sette Sudairi», figli di una delle mogli predilette del fondatore Abdulaziz, Hassa bint Ahmad Sudairi. Dopo la morte di Abdulaziz nel 1953, il potere è sempre stato trasmesso tra i suoi figli da fratello in fratello. Abdullah, proclamato re nel 2005, non era uno dei «sette Sudairi» e aveva creato alleanze con altri rami della famiglia per cementare il suo potere. Prima di morire, ha accettato che il suo successore fosse Salman, un membro di quel potente clan (come lo erano i fratelli Sultan e Neyef, nominati prima di lui, morti senza poter mai sedere sul trono). Però allo stesso tempo, con una mossa senza precedenti, ha designato anche l’erede di Salman: si tratta di Muqrin, ex capo dell’intelligence, che a 69 anni è il più giovane tra i 50 figli avuti da Abdulaziz da diverse mogli. Sua madre era una schiava yemenita, e la scelta è malvista da alcuni in famiglia. Il nuovo re ha confermato Muqrin come successore, mettendo fine ai dubbi sulla successione, ma ha anche designato come secondo il linea per il trono il nipote 55enne e ministro dell’Interno Mohammad bin Nayef (un «Sudairi»). Una svolta generazionale: sarebbe il primo dei nipoti del fondatore dell’Arabia Saudita a salire al trono, il che potrebbe iniettare nuove energie (e forse ritmi più rapidi) nel Regno ma anche portare a scontri di potere. I figli di Abdullah — Mitab, capo della Guardia Nazionale, e Mishaal, governatore della Mecca — restano ai propri posti, ma sono altre ora le figure in ascesa: come Mohammed bin Salman, 34 anni, figlio del nuovo re, nominato alla Difesa. Il nuovo sovrano è considerato l’artefice della trasformazione di Riad, di cui è stato governatore, da villaggio in metropoli. Ha reputazione di abile mediatore, ma ci sono voci insistenti che sia malato e affetto da demenza. La sua lucidità sarà di certo messa alla prova tra familiari, tribù, leadership religiosa wahhabita e una popolazione per metà sotto i 25 anni. V. Ma.