Matteo Marini, Croce 13/1/2014, 13 gennaio 2014
LE GIUNTE DI MARINO
Il sindaco marziano. È ormai entrata nel linguaggio politico romano la definizione che rappresentanti del consiglio comunale di maggioranza e opposizione ripetono quando si parla di Ignazio Marino, primo cittadino della Capitale da giugno 2013.
In alcuni casi, come nella vicenda di Mafia Capitale, tale soprannome è tornato utile all’ex senatore-chirurgo per ergersi a paladino dell’onestà e sottolineando il lato positivo di fare – come il suo stesso partito, il Pd, gli rimprovera – “di testa sua”.
In altri casi, come nella scelta dei suoi assessori, non è andata altrettanto bene.
LA PRIMA GIUNTA MARINO
La prima giunta Marino presentata alla stampa, infatti, rimane per poco esattamente com’è configurata.
A 10 mesi dall’insediamento Daniela Morgante, magistrato della Corte dei Conti scelta per gestire il Bilancio, lascia l’incarico. A quanto sembra Marino, che l’aveva fortemente voluta, la giudicava “troppo tecnica” e con poca visione politica.
Subito cade un’altra tessera: il 26 maggio Flavia Barca, titolare dell’assessorato alla Cultura e sorella dell’ex ministro Fabrizio, rimette il mandato e se ne va.
Nella lettera di dimissioni inviata al sindaco, scrive: «È stata un’esperienza di grande valore e ringrazio il sindaco Marino […] Al momento non sussistono più le condizioni necessarie per affrontare un così delicato e strategico ruolo istituzionale».
L’11 giugno Marino comincia a tappare i buchi e sceglie Silvia Scozzese, membro dell’Anci e già al lavoro al piano triennale di riequilibrio dei conti del Campidoglio, come sostituta della Morgante.
A luglio riempie anche la casella lasciata vuota dalla Barca e chiama Giovanna Marinelli, direttore del Dipartimento Cultura del Comune fino al 2008 ed ex direttore del Teatro di Roma.
Tra novembre e dicembre ci sono però altre defezioni. Il 26 novembre è il turno di Luca Pancalli, assessore allo Sport e Qualità della vita. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport dichiara: «Ho cominciato e finito con spirito di servizio. Il passo indietro è quasi fisiologico: quando la partita diventa più politica, non è la mia partita. Prima vengono le istituzioni, dopo le persone».
Il 2 dicembre scoppia il caso Mafia Capitate e Daniele Ozzimo – assessore al Lavoro e alla Casa – viene indagato a piede libero per corruzione aggravata. La prima reazione dell’interessato è lasciare il suo assessorato: «Appresa la notizia di un’indagine in corso nei miei confronti [...] pur essendo totalmente estraneo allo spaccato inquietante che emerge dagli arresti effettuati stamattina, rimetto per senso di responsabilità e serietà il mio mandato da assessore nelle mani del sindaco non volendo in nessun modo arrecare danno all’amministrazione della città».
A ridosso della Vigilia di Natale, siamo al 14 dicembre, anche Rita Cutini, assessore alle Politiche sociali, decide di andarsene.
«Rinnovo a lei la stima e la fiducia fa – sapere, con una nota, il sindaco che le ho attribuito e dimostrato ih questo difficile anno e mezzo, nonché la grande ammirazione per una persona che ha fatto della difesa dei più deboli una ragione di vita. Sono sicuro di poter ancora collaborare con lei nell’interesse esclusivo della città».
La Cutini però, in un’intervista rilasciata a Giovanna Vitale de La Repubblica il giorno successivo, non usa gli stessi toni: «Quando avevo parlato con il sindaco del rilancio di Roma – era il giorno prima degli arresti – mi disse che al mio posto aveva deciso di metterci Daniele Ozzimo, proponendomi altro. Poi è arrivato il terremoto. Ed è diventato a tutti chiaro che le resistenze al mio lavoro erano arrivate da ‘mafia capitale’. Perciò mi sarei aspettata un’autocritica, che per leggere questo anno e mezzo si sostituissero gli occhiali. Ma non ho avvertito alcun cambiamento».
A questo punto l’inquilino di Palazzo Senatorio deve rimettere mano alla composizione della sua squadra.
LA GIUNTA MARINO-BIS
Il 23 dicembre viene inaugurata la giunta Marino-bis.
Tra rimescolamenti di deleghe e qualche new entry, il sindaco afferma: «Ci presentiamo con una giunta che non vuole che avere dei capocantieri. Adesso elimineremo tutto quello che dovremo per fare una pulizia integrale».
Viene confermato come Vicesindaco Luigi Nieri (Sel), il quale mantiene l’assessorato al Personale ma perde la sua importante delega al patrimonio – ad eccezione dell’edilizia residenziale – e acquista quella delle Periferie e del Lavoro.
La riconferma non va giù a Fabrizio Ghera, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale: “La gestione del personale portata avanti in questi 2 anni dal vicesindaco Nieri, comprese le gaffe sul concorsone e la follia del taglio del salario accessorio ai dipendenti comunali, è in perfetta sintonia con la manifesta incapacità da parte dell’amministrazione Marino di guidare la città”.
Il nome di Nieri, secondo Il Giornale, compare anche nelle intercettazioni di Mafia Capitale. Salvatore Buzzi si rivolge al vicesindaco in questi termini «dacce ‘na mano perché stamo veramente messi male co’ la Cutini».
Giovanna Marinelli continua ad occuparsi di Cultura e in più anche del Turismo. Unico problema: come sottolineato dal quotidiano Il Tempo, la Marinelli dal 12 dicembre è indagata per abuso d’ufficio. L’accusa riguarda presunte autorizzazioni rilasciate dal dipartimento che dirigeva alla struttura del Circolo degli Artisti, considerata abusiva dagli inquirenti in virtù di atti di concessione mai firmati e lavori eseguiti senza autorizzazione.
New entry, invece, l’istituzione dell’assessorato a Legalità, trasparenza, contratti, appalti, beni confiscati alla mafia e contrasto all’usura. L’assessore indicato da Marino è il giudice Alfonso Sabella. 52 anni, membro del pool antimafia guidato da Giancarlo Caselli. Con le sue indagini Sabella ha catturato, tra i nomi più conosciuti, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Pasquale Cuntrera. È stato anche capo del Dipartimento di Amministrazione penitenziaria ai tempi del G8 di Genova, incarico dal quale fu rimosso per volere del ministro della Giustizia Roberto Castelli.
La nomina del magistrato non è passata però sotto silenzio. Una nota dell’Associazione Giuristi Democratici di Roma, rivolge delle critiche al nuovo assessore: «nel ricordo dell’operato dello stesso nelle drammaticamente storiche giornate del G8 di Genova 2001. In quel contesto [...] il Dr. Sabella si trovò a operare quale coordinatore dell’organizzazione e del controllo su tutte le attività dell’amministrazione penitenziaria, che si svolsero anche nella caserma N. Bixio di Bolzaneto. I comportamenti illegali, i trattamenti inumani e degradanti inflitti agli ospiti di tale struttura ad opera di alcuni degli agenti ivi presenti sono ormai dato incontrovertibile».
«In quel quadro – continua la nota – “il comportamento del dott. Sabella non fu adeguato alle necessità del momento. Egli fu infatti negligente nell’adempiere al proprio obbligo di controllo, imprudente nell’organizzare il servizio [...] imperito nel porre rimedio alle difficoltà manifestatesi”. Così afferma l’Ordinanza del Tribunale di Genova del 24.1.’07, la quale conclude testualmente sostenendo che “Alfonso Sabella non adempì con la dovuta scrupolosa diligenza al proprio dovere di controllo e che, pur trovandosi nella speciale posizione di ‘garante’ [...], non impedì il verificarsi di eventi che sarebbe stato suo obbligo evitare” ».
Ultimo profilo quello di Maurizio Pucci che prende l’assessorato ai Lavori Pubblici, Infrastrutture e i settori della manutenzione urbana, protezione civile e progetti speciali. Il nome di Pucci – responsabile grandi eventi del Campidoglio, già coordinatore dei cantieri per il Giubileo e di Tor Vergata, sovrintendente alle grandi opere, amministratore delegato di Musica per Roma e dirigente Ama – nei giorni prima della nomina era finito nella bufera perché compare nelle intercettazioni del Mondo di Mezzo.
In una telefonata sempre di Salvatore Buzzi Pucci viene definito: «un ladro rubava per il partito, ma tanta roba gli è rimasta attaccata quindi non rubava per il partito».
Un’interrogazione del senatore Ncd Andrea Augello pone altre questioni sulla sua figura: «ricoprì per un certo periodo l’incarico di Direttore operativo dell’Ama, dopo essere stato assunto come dirigente con criteri mai del tutto chiariti».
«Pucci – aggiunge – fu poi allontanato da quell’incarico, per aver sforato i limiti di budget degli straordinari del personale da lui coordinato, dopo aver peraltro elaborato un piano di affidamenti all’esterno per bonificare le piccole discariche abusive, investendo così un settore di intervento delle cooperative».
Nell’interrogazione si legge poi che anche quando lavorò alla Protezione civile regionale finì nei guai per la disastrosa ristrutturazione dei sotterranei del policlinico Umberto I. Venne indagato per dei verbali fasulli sulla base dei quali alcune società erano state favorite nell’aggiudicazione dei lavori. Pucci non fu poi condannato ma la Procura definì la sua opera di supervisione “inadeguata”.
Diversi poi sarebbero gli appalti messi al centro della richiesta di chiarimenti del parlamentare alfaniano. Il problema sarebbe la possibile riconduzione degli stessi ad aziende collegato al fratello di Pucci, Luca, già indagato per una truffa ai danni del Comune.