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 1956  ottobre 28 Domenica calendario

Djagilev, la rivincita della “decadenza” Così il padre dei Ballets Russes svecchiò la cultura russa di inizio Novecento Sergio Trombetta In un quadro di Lev Bakst, un nobiluomo in abito scuro sta in primo piano, mentre sullo sfondo, seduta, vediamo la sua njanja, la governante

Djagilev, la rivincita della “decadenza” Così il padre dei Ballets Russes svecchiò la cultura russa di inizio Novecento Sergio Trombetta In un quadro di Lev Bakst, un nobiluomo in abito scuro sta in primo piano, mentre sullo sfondo, seduta, vediamo la sua njanja, la governante. Entrambi personaggi importanti. Perché lui è Sergej Djagilev, e la vecchina era una presenza costante alle prime riunioni pietroburghesi della rivista Mir Iskusstva (Il mondo dell’arte), durante le quali accoglieva gli ospiti, serviva tè e pasticcini. È stata immortalata nel quadro e nelle memorie di molti intellettuali russi del primo ’900. Si dice Djagilev e il pensiero va subito ai Ballets Russes, a capolavori come Sagra della primavera, Petrushka e tantissimi altri, tutti nati dal genio di musicisti e coreografi raccolti sotto l’ala tutelare di questo intellettuale che definire impresario sarebbe riduttivo. Per non parlare della sua scoperta (con successiva tormentata storia d’amore e odio) di un genio della danza come Nijinskij. Ma c’è un altro Djagilev, prima di quel Djagilev. C’è la storia di un nobile di provincia nato a Perm, dalle molte buone letture, ottime frequentazioni, tour formativi nell’Europa più vivace, grandi iniziative. Insieme con un gruppo vivace di artisti seppe imprimere, fra ’800 e ’900, una svolta fondamentale alla cultura russa, contribuendo alla fioritura del Secolo d’Argento, che in Russia corrisponde a quella che noi chiamiamo Belle Epoque. La sua figura emerge a tutto tondo nel volumetto Sergej Djagilev. Il mondo dell’Arte, edito da Marsilio e curato da Olga Strada, che in una lunga introduzione ci racconta i primi anni della sua avventura intellettuale. Segue il testo Questioni complesse, scritto da Djagilev per Mir Iskusstva. La rivista, fondamentale nello svecchiare la cultura russa di inizio Novecento, fu pubblicata a Pietroburgo fra il 1898 e il 1904 ed ebbe collaboratori come Aleksandr Benois, Val’ter Nuvel’, Al’fred Nurok, Lev Bakst Konstantin Somov, Evgenij Lanceray. Oltre a Mir Iskusstva, le iniziative di Djagilev si possono riassumere in alcune fondamentali mostre a Pietroburgo. «Pittori russi e finlandesi» del 1898 al museo Stiegliz coinvolge molti pittori della scuola moscovita come Vrubel’, Korovin, Levitan, Maljutin Serov. Ma ancora più importante, nel 1905, al Palazzo di Tauride, fu la «Mostra storico-artistica dei ritratti russi» che abbracciava due secoli di pittura dal 1705 al 1905 e raccoglieva duemila tele riunite dopo un lungo lavoro di indagine nelle magioni nobiliari delle più lontane province. Ma - se si esclude l’incarico di responsabile dell’Annuario dei Teatri Imperiali nel 1899, che seppe trasformare in una pubblicazione sontuosa e raffinata chiamando a raccolta tutti i migliori artisti del momento - è certamente Mir Iskusstva la sua massima realizzazione, considerata manifesto di quella che veniva definita, attraverso tutta l’Europa, «decadenza». Definizione alla quale, nel saggio Questioni complesse, Djagilev risponde attaccando i difensori del romanticismo, del realismo e dell’accademismo che avevano trionfato nell’800 russo, e che avevano ormai esaurito qualsiasi spinta propulsiva: «Vorrei sapere dov’è quel rigoglio, quell’apogeo della nostra arte dal quale andremmo spediti verso l’abisso della disgregazione. […] Dov’è quella rinascita di cui noi tutti rappresentiamo la decadenza?».