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 2014  novembre 18 Martedì calendario

CI NUTRIREMO CON I GRILLI

«Quando a tordi e quando a grilli», disse la volpe ai figli. Mai come oggi fu attuale il proverbio che ricorda come nella vita ci siano momenti fortunati e altri in cui bisogna tirare la cinghia, cioè periodi in cui si può banchettare a tordi e altri in cui bisogna accontentarsi dei grilli. Una volta era usato come ammonimento alla previdenza per chi non faceva economia in vista del futuro. La mostra «Food. Il futuro del cibo» si apre non solo con una carrellata di immagini coloratissime, ma con pannelli e grafici che ci anticipano un futuro prossimo venturo abbastanza apocalittico, dove mangeremo grilli macinati, se non la smettiamo di sprecare risorse. Si prevede che entro il 2050 ci saranno sul pianeta nove miliardi di persone. Due miliardi in più rispetto alla popolazione di oggi. Chi le sfamerà’ Già oggi centinaia di milioni soffrono di malnutrizione e insicurezza alimentare, mentre quasi un miliardo sono obese o sovrappeso. Nel percorso della mostra, che da oggi al primo marzo 2015 presenta al Palazzo delle Esposizioni le foto del National Geographic sul tema dell’alimentazione nel mondo, apprendiamo che durante il viaggio dai campi alla tavola va perduto un terzo degli alimenti che produciamo. Che 1.300 milioni di tonnellate di cibo finisce nella spazzatura. E sarebbe invece sufficiente a nutrire tre miliardi di persone. Il massimo dello spreco si raggiunge negli Stati Uniti, dove si butta via più del trenta per cento del cibo, per un valore di 162 miliardi di dollari all’anno. Intanto si delinea un nuovo volto della fame. Prendiamo l’Italia: i dati Istat riferiscono che il 24,9 per cento delle famiglie vive in una situazione di disagio economico e il 17,5 per cento dichiara di non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni giorno. In Messico il prezzo delle tortillas cresce più del salario minimo e i messicani spendono per il cibo una quantità del loro reddito tripla rispetto a quella degli americani (7 per cento gli Usa, 25 per cento il Messico). Se prendiamo come riferimento l’intero pianeta, vediamo che soffrono la fame ben 870 milioni di persone. Tra le oltre novanta fotografie scattate in tutto il mondo dai migliori professionisti del National Geographic, ce ne sono due realizzate a Roma da Antonio Politano. La prima è un’immagine della mensa della Caritas a Colle Oppio, dove negli ultimi tempi sono aumentati gli italiani, anche famiglie intere. Arrivano con le valige ancora nuove e gli assistenti capiscono che sono per strada da poco tempo. La seconda raffigura la cena di due senzatetto che vivono in un magazzino ferroviario abbandonato: pezzetti di fegato portati a domicilio dalla Comunità di Sant’Egidio e scaldati su un fornelletto a spirito. Altre foto documentano il modo in cui il cibo viene prodotto in quantità industriale. E fanno passare l’appetito. Viene un nodo allo stomaco a guardare le gabbie per l’allevamento dei gamberoni che hanno avvelenato di tossine il lago Taal (Filippine) o l’allevamento dei suini nel Mato Grosso, in una località che si chiama Sorriso. C’è poco da sorridere a vedere le povere scrofe costrette a vivere sdraiate su un fianco in gabbie strette e lunghe, con i porcellini attaccati ai capezzoli e il muso infilato in una scatola di cibo. Forse saranno salvate dal fatto che inquinano troppo. Una scrofa di 90 chili produce sei chili di letame al giorno. Ecco come arriveremo ai grilli. La percentuale di proteine e grassi, nei grilli, è uguale a quella della carne di maiale. E non solo nei grilli. Ci sono duemila specie di insetti commestibili, tra bruchi, formiche, cavallette, mosche, api, vespe, libellule, scorpioni. Già ora nutrono due miliardi di persone. Per chi li trova repellenti, i gastronomi stanno studiando nuovi modi di presentarli: estratti in polvere, paste spalmabili, farine miste con polvere di insetto e cereali.