Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 17/11/2014, 17 novembre 2014
SE ANCHE LA BELLA SIBILLA HA UN INCISIVO IN PIU’
Ci sono due storie che scorrono parallele nel bel libro di Marco Bussagli intitolato «I denti di Michelangelo» (ed. Medusa). Una è quella del Buonarroti, che per oltre cinquant’anni, dal 1497 al 1550, raffigurò una gran parte dei suoi personaggi con cinque incisivi anziché quattro. L’altra è quella dell’autore del volume, noto storico dell’arte che ha passato diciotto anni della sua vita, dal 1996 a oggi, a decifrare il mistero di quel dente in più. Una mattina di dicembre del 1996 Bussagli fu invitato da Maurizio Rossi, che all’epoca restaurava il Giudizio Universale nella Cappella Sistina, sui ponteggi dei lavori. «Si andava su con un ascensore infilato fra i tubi Innocenti. Quando arrivammo all’altezza del Caronte e degli altri diavolacci che concludono l’affresco, mi accorsi di quel dente centrale che compariva nei diavoli e per deduzione nei dannati». Bussagli si incuriosì e cominciò a esplorare anche le bocche delle figure michelangiolesche sulla volta. La sorpresa arrivò quando scoprì che anche la Sibilla Delfica, «così bella da ricordare l’attrice argentina Olivia Hussey al tempo del ‘Gesù di Nazareth’ di Zeffirelli», aveva la bocca sensuale deturpata dal quinto incisivo. Iniziò così la sua ricerca attraverso l’intera opera del genio fiorentino. E avendo rinvenuto quel dente in eccesso nelle figure più disparate, dal Giona della Sistina alla Cleopatra di Casa Buonarroti, cominciò a interrogarsi sul significato di questa anomalia anatomica che nessuno studioso prima di lui aveva notato. Il libro è il risultato di questa ricerca. Affrontata da ogni angolo possibile. A cominciare da quello medico, per dimostrare che l’anomalia era ben nota ai tempi di Michelangelo e che quindi non si trattava di una sua eccentrica invenzione. Il chirurgo e odontoiatra Michele Savonarola, zio del predicatore Girolamo che finì sul rogo, chiama questi denti in più «denti bastardi», con una connotazione negativa. Per finire con l’analisi teologica: il quinto dente, segno di imperfezione che rompe la simmetria della bellezza e quindi l’armonia, simboleggia il Male. Non compare mai nel volto della Vergine. Si trova nei diavoli, nei cattivi come l’aguzzino che alza la croce su cui viene inchiodato Pietro (Cappella Paolina in Vaticano), nei peccatori come Cleopatra dominata dalla lussuria. O in chi non è stato ancora toccato dalla Grazia, come la Sibilla e il profeta Giona che vennero prima di Gesù. Ma allora perché il quinto incisivo compare anche nella bocca del Cristo della Pietà vaticana senza tuttavia sfiorare la bellezza apollinea del suo volto’ All’interrogativo è dedicato un intero capitolo. La soluzione fa intravedere un Michelangelo grande teologo, oltre che massimo artista.