Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 11/11/2014, 11 novembre 2014
IL GIRO DEL MONDO DEI TESORI NASCOSTI
«The Hidden Treasure of Rome», il tesoro nascosto di Roma. Si chiama così il primo accordo che permette ai ricercatori di tutto il mondo di accedere a intere collezioni di oggetti dell’antichità, finora solo in parte studiate. Queste collezioni, che contano più di centomila pezzi archeologici, risalenti a tutte le epoche della storia di Roma, dal XVI secolo a.C. al VII d.C., si trovano da settant’anni chiuse in millecento casse di legno nei magazzini del Museo della civiltà romana all’Eur. Soltanto una minima parte sono state catalogate. Le altre sono praticamente sconosciute. Ora, grazie al protocollo di intesa firmato ieri dal sindaco Ignazio Marino con Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale di Enel, si estende a tutto il gruppo dell’azienda il programma per la valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale capitolino, già siglato nel maggio scorso da Roma Capitale e Enel Green Power. I centomila oggetti provengono quasi tutti dagli scavi urbani effettuati a partire dal 1870 per trasformare la città in capitale d’Italia. Già nel 1888 l’archeologo Rodolfo Lanciani, che dirigeva gli scavi, aveva recuperato «705 anfore con importanti iscrizioni; 2.360 lucerne in terracotta; 1.824 iscrizioni scolpite in marmo o nella pietra; 77 colonne di marmi rari; 313 pezzi di colonne; 157 capitelli di marmo; 118 basi; 590 opere d’arte in terracotta e 405 in bronzo; 711 tra gemme, pietre incise e cammei; 18 sarcofagi in marmo; 152 bassorilievi; 192 statue di marmo in buone condizioni; 21 figure di animali in marmo; 266 busti e teste; 54 pitture in mosaico policromo; 47 oggetti d’oro e 39 d’argento; le monete, d’oro, argento e bronzo, 36.679; e una quantità quasi incredibile di piccole reliquie in terracotta, ossa, vetro, smalto, avorio, piombo, rame, stucchi». Si decise di raccogliere questi reperti in un Antiquarium comunale. L’edificio fu inaugurato nel 1929, tra la via di San Gregorio, il Celio e il Colosseo. Dieci anni dopo però i lavori della prima metropolitana ne fecero crollare le sale. E da allora l’Antiquarium è inagibile. I reperti dopo vari traslochi finirono all’Eur, preclusi ai visitatori e agli studiosi. Ora, grazie al progetto Comune-Enel, potranno lasciare i magazzini e saranno portati all’estero, dove all’interno delle università e dei musei selezionati dalla Sovrintendenza capitolina, verranno analizzati e classificati, per poi essere restituiti alla città. «Si tratta di oggetti della vita quotidiana, un patrimonio importantissimo per la nostra conoscenza del mondo antico», precisa Claudio Parisi Presicce, sovrintendente capitolino alla cultura. La prima cassa, con 249 vasi in ceramica e vernice nera, è partita nell’agosto scorso, diretta verso l’università del Missouri. Vi resterà due anni. Intanto altre sedici università americane hanno chiesto le casse. E anche quelle di altri paesi, come il Canada e il Brasile. Enel ha finanziato il progetto con centomila euro. E quando i reperti rientreranno, dove andranno a finire’ L’idea è di recuperare il vecchio Antiquarium. Il sovrintendente calcola che per i lavori servirebbero 25 milioni di euro .