Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 23/12/2014, 23 dicembre 2014
PETROLIO
Il crollo del prezzo del petrolio è un’«iniezione ricostituente» che potrebbe regalare all’economia globale un supplemento di crescita fino allo 0,7% l’anno prossimo. È il Fondo monetario internazionale a pensarlo, anche se non si tratta (ancora) di previsioni ufficiali. Per quelle bisogna attendere il World Economic Outlook in gennaio, ma le cifre diffuse ieri arrivano comunque da personaggi di primo piano dell’Fmi: il capo economista Olivier Blanchard e il responsabile delle commodities Rabah Arezki, che hanno postato le loro considerazioni in un blog. Al momento l’incremento atteso del Pil nel 2015 è del 3,8%, che potrebbe diventare, se il petrolio resterà debole, un +4,5% oppure un +4,1% in una seconda ipotesi considerata da Blanchard e Arezki, che prevede qualche forma di intervento (dell’Opec o di altri)?
a freno dell’offerta petrolifera. L’effetto positivo dovrebbe proseguire anche nel 2016, con un’extra crescita tra lo 0,4 e lo 0,8%. Ovviamente il dato complessivo rispecchia una varietà di effetti: i paesi importatori di petrolio avranno benefici più o meno ampi, quelli esportatori danni più o meno gravi. E qualcosa potrebbe anche andare storto: gli economisti dell’Fmi invitano ad «aumentare la vigilanza» perché «i rischi per la stabilità finanziaria sono cresciuti», anche se le situazioni più gravi – come quelle di Russia, Venezuela e Nigeria – per ora non suscitano un allarme contagio.