Paolo Siepi, ItaliaOggi 23/12/2014, 23 dicembre 2014
PERISCOPIO
Il ministro Poletti ha detto: «Sto male a vedere il mio nome accostato a queste schifezze». Penso si riferisse alla sua firma sul Jobs act. Dario Vergassola. il venerdì.
Rassegniamoci, questo è il decennio di Renzi. Denis Verdini, Fi. la Repubblica.
Siamo immersi nella dittatura con la vasellina. Siamo nelle mani di folli che stanno facendo a pezzi la nazione sotto gli occhi di un presidente della repubblica tremebondo che ha tradito la Costituzione. Beppe Grillo sul suo blog.
Anche quando c’erano i partiti veri e propri nella Prima repubblica, chi entrava Papa, nella corsa al Quirinale, usciva diavolo: il candidato certo, la prima volta, era Sforza ma venne eletto Einaudi. Nel 1955 fu candidato Merzagora da Fanfani e uscì Gronchi. Anche successivamente, Fanfani si propose due volte, e una volta ebbe la meglio Saragat e l’altra Leone. Gli unici momenti certi si ebbero quando ci fu l’accordo Dc-Pci-Psi, cioè Pertini e Cossiga. Adesso la parola passerà ai gruppi parlamentari che mi sembrano piuttosto spappolati, sia 5 Stelle che Forza Italia. Berlusconi comanda una piccola squadretta. Macché Patto del Nazareno, lì, ogni testa è un tribunale. Emanuele Macaluso. la Repubblica.
Lo scrittore francese Jean Paul Sartre era capace di tessere lodi sovrumane al grande condottiero Fidel Castro, da lui descritto come uno «che può mangiare più di tutti e digiunare per più lungo tempo: lui supera i limiti del possibile». Pierluigi Battista. Corsera.
Castro è un dittatore, lo so. Ma io non dimentico che nei paesi socialisti il balletto gode di una grande considerazione. Carla Fracci, ballerina. Corsera.
Raffaella Carrà non volle che in una puntata di Domenica in venisse presentato un libro di Valladares, lo scrittore cubano perseguitato e messo in prigione dal regime di Fidel Castro: «Mai farò propaganda anticubana». Corsera.
La fatica a Cuba era stata abolita per decreto rivoluzionario. Era come se ogni robusto abitante dell’Avana che si recava nei campi stesse andando a un gioioso Carnevale. Angela Davis. NYT.
Non so quando veramente finirà l’embargo nei confronti di Cuba, nel senso che adesso il Congresso Usa lo dovrà approvare, ma per quello che riguarda lo sport di alto livello noi siamo abbastanza stremati e sofferenti. Nel mondo è cambiata la tecnologia, i materiali, la metodologia, l’assistenza sanitaria agli atleti. E noi cubani, in questo, restiamo penalizzati. Non si fanno più allenamenti di sera per risparmiare la luce, nel baseball non ci sono palle di ricambio, mancano i guantoni, non abbiamo piscine per il nuoto. Ana Fidelia Quirot, ex campionessa cubana degli 800 metri di atletica. la Repubblica.
In un paese come il nostro dove la realtà supera la finzione, e di molto, nessuno potrebbe inventare niente. La stessa storia italiana, dai barbari al sacco di Roma, ci ha abituato a ogni cosa. E vuoi stupirti per i servizi deviati, le stragi rimaste senza colpevoli? Gladio o i depistaggi? Cose da ridere, rispetto ai Borgia. Umberto Eco, Numero zero. Bompiani.
Non serve un allungamento delle pene. Serve una riforma di sistema giudiziario: le pene inflitte vanno scontate, non ha senso dire a un delinquente, che è condannato a quattro anni di galera, che può andarsene a casa; e, se non ci sono celle libere, si costruiscano nuove carceri. Infine: i delinquenti sono tanti, i giudici pochi e i processi lunghi; sarebbe bene imitare i paesi civili ed eliminare Appello, Udienza preliminare e Tribunale della libertà: un primo grado di giudizio e un ricorso in Cassazione sono più che sufficienti; così avremo più giudici e tempi brevi senza spendere un euro. Bruno Tinti, procuratore. Il Fatto.
I paesi meno corrotti, per esempio quelli scandinavi, sono anche quelli con minori differenze sociali e più alto livello medio d’istruzione. Per contro, tanto più crescono i dislivelli sociali e si abbassa il grado di istruzione, tanto più si corrompe. Curzio Maltese. il venerdì.
Caduto il Muro di Berlino e scomposto l’equilibrio che assicurava all’Italia una posizione di rilievo come frontiera della Guerra fredda, venuto meno di conseguenza il vecchio sistema politico fondato sui grandi partiti (che rappresentavano anche delle religioni civili), l’Italia apparve senza identità perché, in sostanza, non ha una classe dirigente che sia in grado di pensare l’interesse generale e di dare al paese una nuova missione. E quindi che senso ha una discussione congressuale del Pd che non affronti questo nodo? Alfredo Reichlin, esponente del Pci fin dai tempi di Togliatti, in Riprendiamoci la vita - Lettera ai nipoti. Editori internazionali riuniti.
Sarebbe ingeneroso, nonché ingiusto, asserire che i vini di D’Alema sono cattivi: molto più semplicemente sono un po’ respingenti e antipatici. Come lui. Impeccabili nella forma ma contraddittori nel contenuto, discutibili nell’impostazione e labili nella passione. Belli senz’anima, a meno che per «anima» si intenda l’effetto-vaniglia da spremuta di Pinocchio (barrique nuove, anzi nuovissime). Andrea Canzi. Il Fatto.
L’Europa, pochi occupati, molti disoccupati, moltissimi preoccupati. il venerdì.
È proprio vero che nessuna buona azione resta impunita. Clint Eastwood, attore e regista. The Time.
Nella notte del 1° ottobre 1862 vennero accoltellate quasi simultaneamente tredici persone da parte di sicari prezzolati dal siciliano Romualdo Trigona, principe di Sant’Elia, senatore del Regno, l’uomo più ricco, rispettato e potente di Palermo: da lì nacque la strategia della tensione. Leonardo Sciascia, Inquisizioni e memorie. Adelphi.
Ogni promessa è debito. Pubblico. Massimo Bucchi. il venerdì.
Lo slogan «Con quella bocca può dire quel che vuole» era una delle tante trovate pubblicitarie del grandissimo Marcello Marchesi e Virna Lisi ha rischiato, perché quella battuta le calzava fin troppo a pennello e avrebbe potuto diventare per lei uno scafandro. In quella stagione d’oro dei Caroselli, molti attori si identificarono a tal punto con gli spot da loro interpretati da caderne prigionieri. Basti ricordare Paolo Ferrari con i fustini di detersivo, Cesare Polacco che non poteva più stare senza brillantina Linetti, Nino Castelnuovo che salta la staccionata grazie all’olio di semi. Bruno Gambarotta. Il Fatto.
Il buon oratore dice quel che merita di essere detto. Il cattivo, quello che, in modo confuso, gli viene in mente. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 23/12/2014