Carlo Panella, Libero 21/12/2014, 21 dicembre 2014
LA STORIA INSEGNA: LE SANZIONI NON FUNZIONANO
Le sanzioni contro Cuba sono un’eccellente occasione per ragionare su questo strumento di pressione applicato più volte nel tentativo di imporre il diritto internazionale. L’embargo deciso da J.F. Kennedy del 1962 contro Cuba - unilaterale da parte degli Usa e non legittimato dall’Onu - ad esempio, non solo è stato un solenne fiasco sotto il profilo economico, ma ha al contrario dato un assist formidabile al regime di Fidel Castro. Il portato economico dell’embargo è stato infatti subito annullato dalla decisione dell’Urss di difendere il suo prezioso alleato dirimpettaio degli Usa, comprando a prezzo politico tutto il raccolto di zucchero. Caduta l’Urss e cessato questo “doping”, il regime castrista è perfettamente sopravvissuto per altri 25 anni, senza eccessivi acciacchi. Ma formidabile è stato il vantaggio politico dell’embargo, intelligentemente sfruttato da Fidel Castro non solo per chiamare a raccolta dietro di sé il popolo cubano e il suo storico nazionalismo contro il “Bloqueo”, ma anche per presentarsi di fronte all’America Latina e a tutto il terzo e quarto mondo come il granitico David che riesce a resistere all’arrogante Golia yankee. D’altronde, se si va alla storia delle sanzioni, troviamo solo un esempio in cui hanno funzionato: contro il Sud Africa dell’apartheid, obbligato, infine a concedere tutti i diritti civili e politici ai neri e a liberare Mandela. Ma questo avvenne perché in realtà l’Onu non si limitò alle pur dure sanzioni economiche. Grazie infatti alla inflessibilità di due grandi leader, come Margaret Tatcher e Ronald Reagan, il Sudafrica fu espulso e isolato come un appestato dalla comunità internazionale, incluso il divieto di partecipare alle Olimpiadi. Per questo e solo per questo le sanzioni funzionarono. In realtà, però, mai, in nessun altro caso si è arrivati a provvedimenti così radicali contro un Paese. Non fu così per le «inique sanzioni» - così le chiamò Mussolini- che la Società delle Nazioni decretò il 18 novembre del 1935 contro l’Italia che aveva aggredito l’Etiopia. Assist formidabile per la propaganda fascista, quelle sanzioni sortirono l’effetto opposto a quello prefissato e furono ridicolmente ritirate poco dopo, il 15 luglio del 1936. Nel dopoguerra, dopo, quelle inferte al Sudafrica, le più importanti sanzioni furono deliberate dagli Usa contro l’Iran per ritorsione contro l’occupazione della loro ambasciata di Teheran (4 novembre 1980) e non ebbero nessuna conseguenza. Il regime khomeinista continuò, indisturbato, a rafforzarsi nel sangue. Più incisive - col blocco totale del traffico aere o- sono state le sanzioni stabilite il 12 novembre 1993 dall’Onu contro la Libia di Gheddafi accusata - a ragione - di avere organizzato il 21 dicembre del 1988 l’attentato al Boeing 747 della Pan Am, che esplose sopra Lockerbie, provocando 270 morti. Ma anche esse non ebbero nessun effetto. Stesso risultato per le sanzioni inferte nel 2006 dall’Onu all’Iran, accusato - a ragione - di procedere alla costruzione di una bomba atomica in spregio al Trattato di Non Proliferazione. Gli ayatollah hanno solo dovuto rallentare la costruzione della atomica e sono anche riusciti - grazie all’ignavia di Obama- a impelagare l’Onu in una trattativa infinita, con sospensione delle sanzioni, che rischia di finire con un loro clamoroso successo. Quanto alle sanzioni in atto la Russia, la loro inutilità e palese: Putin vola nei sondaggi e in realtà chi ne soffre maggiormente sono proprio i “sanzionatori”. A partire dall’Italia che ci rimette svariati miliardi di esportazioni verso Mosca.