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 2014  dicembre 23 Martedì calendario

CORSIVI

Facessi parte di una di quelle giurie che assegnano il titolo di uomo o donna dell’anno, indicherei quella ragazza californiana che per diventare famosa ha simulato di avere tre tette, ottenendo il suo scopo (che non era avere tre tette, ma diventare famosa). Ovvero: ha diffuso un fake sostenendo di essersi fatta installare un terzo seno; è stata prima creduta, poi sbugiardata dal web; sulle ali della notorietà estorta con la truffa è stata scritturata per incidere un disco. Una che ce l’ha fatta, insomma. Poiché non pochi dei contemporanei, pur di uscire dall’anonimato (o meglio: da quella normalità che pare diventata una croce insopportabile) si dedicano a pratiche molto più cruente (stragi nei college, arruolamento nell’Isis, fondazione di nuove sette, eccetera), bisogna riconoscere a Miss Tretette di avere escogitato, per imporsi all’attenzione, un sistema in fin dei conti innocuo e allegro. Quanto a suoi eventuali meriti (o demeriti) artistici, la questione non si pone più da tempo. Si diventa famosi non in conseguenza di ciò che si fa. Si diventa famosi, come direbbe Totò, a prescindere. Perfino il famigerato metodo Barnum era meritocratico: guardatemi! Sono un mostro. Ora il grido dell’imbonitore è definitivamente democratico: guardatemi! Sono io.