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 2014  dicembre 21 Domenica calendario

APPUNTI DI VIAGGIO DALL’ITALIA CHE NON C’È

Ben­ve­nuti a Ser­ra­ca­pone. Qui tutto appar­tiene a un solo uomo, un uomo altis­simo e secco, con un sigaro in bocca. Si tratta del padrone delle terre e della capra che si dedica alle ster­pa­glie cre­sciute intorno alla fon­tana. A Ser­ra­ca­pone non c’è un sin­daco, non ci sono scuole, l’ultimo bam­bino è nato sedici anni fa. Siamo in Molise, ma nes­suno da que­sto posto è mai andato a Cam­po­basso. Ne sto par­lando col bar­biere del paese. Lavora un’ora al giorno, dalle due alle tre del pome­rig­gio, ma non apre tutti i giorni. Per aprire non gli deve fare male la testa e non gli devono fare male i calli.

Bene­ve­nuti a Mirac­chio. Siamo in pro­vin­cia di Fog­gia, al con­fine con la pro­vin­cia di Bene­vento. La dome­nica è l’unico giorno in cui sono gra­dite le visite dei fore­stieri. A Mirac­chio comanda il prete. Si chiama Romualdo ed è uno che si è lasciato scap­pare la sua vita durante un viag­gio in Bra­sile. Non si sa cosa gli sia suc­cesso, ma da allora ogni sua messa è un’avventura. Dice la messa per una che è sorda e per un’altra che è stata quarant’anni al mani­co­mio. Don Romualdo quando c’è il sole si mette i canot­tiera a pulire la ver­dura davanti alla cat­te­drale. Vor­rebbe tanto morire così, con una cico­ria in mano.

Ben­ve­nuti a Rospo San­nita. Siamo in pro­vin­cia di Bene­vento, zona For­tore. Il paese è tutto costruito in una vigna. Ovvia­mente biso­gna per­cor­rerlo a piedi. Non si sa quanti abi­tanti sono. Ogni tanto qual­cuno arriva qui dal Cile e non si sa che venga a fare. Sono per­sone che stanno sem­pre all’ombra. Non fanno i con­ta­dini, non fanno i mura­tori. Non rubano, non par­lano. Ven­gono dal Cile per­ché dalle loro parti si è dif­fusa la leg­genda che a Rospo San­nita appa­rirà il nuovo redentore.

Ben­ve­nuti a Cispola. Siamo nell’alto caser­tano, zona Matese. Il sin­daco del paese è un cane. Si chiama Egi­dio. Quando fanno la pro­ces­sione gli met­tono la fascia tri­co­lore. Egi­dio è un cane da pastore e visto che non ci sono più pecore hanno pen­sato di far­gli fare il sin­daco. Spe­rano che almeno a lui non lo venga a ucci­dere nes­suno. Gli ultimi tre sin­daci hanno fatto tutti una brutta fine. Il primo lo hanno appeso a un albero per­ché era stato tro­vare a copu­lare con una sua vec­chia zia. Pure gli altri due sin­daci Vige il divieto di spo­sarsi. Non si sa chi lo abbiamo ema­nato que­sto divieto, ma tutti lo rispet­tano scrupolosamente.

Ben­ve­nuti a Mefi­sta. Que­sto paese di poche anime e nes­sun corpo si trova in Irpi­nia d’oriente. Qui sono tutti morti. La spe­cia­lità di que­sto paese è sem­pre stata la morte. La cam­pa­gna elet­to­rale si faceva tra le lapidi e come sin­daco veniva eletto o il custode del cam­po­santo o il fale­gname che faceva le bare. Le bare di Mefi­sta sono spe­ciali. Se il morto si tro­vava ad avere un anima, a un certo punto la bara suona. In genere accade dopo ven­ti­due mesi dalla morte. Il fale­gname che ha bre­vet­tato il sistema è stato invi­tato varie volte in tele­vi­sione per spie­gare la sua inven­zione, ma non ci è mai voluto andare. Pre­fe­ri­sce a stare a Mefi­sta a sen­tire suo­nare le anime dei morti.

Ben­ve­nuti a Codenza. Paese del Cilento, molto vicino alla costa. La cosa curiosa di que­sto paese è che non ci sono strade per rag­giun­gerlo. Den­tro il bar del paese fanno un gioco strano. Met­tono un oliva al cen­tro del tavolo e fanno a chi la col­pi­sce con lo sputo.

Ben­ve­nuti a Muro Spi­noso. Eccoci al con­fine tra la pro­vin­cia di Potenza e quella di Salerno. Que­sto paese ha le terme, ma è vie­tato fre­quen­tarle. È un paese pieno di divieti. Per esem­pio è vie­tato par­cheg­giare la mac­china col motore spento, si può par­cheg­giare solo a motore acceso, ma non è que­sta la cosa più curiosa del paese. La cosa più curiosa sono le sal­cicce di orec­chio che fa il macel­laio. Dice che c’è una città dell’India dove ai morti gli tagliano le orec­chie. Da quando ha saputo que­sta sto­ria lui le importa al paese e ci fa la sal­cic­cia. Anche se sulla con­fe­zione c’è scritto che non è com­me­sti­bile ed è seve­ra­mente vie­tato man­giarla, tutti la com­prano e la man­dano anche ai figli che stu­diano fuori.

Ben­ve­nuti a Meta­grano. Qui siamo al con­fine tra la pro­vin­cia di Matera e quella di Cosenza. Il paese è famoso per il silen­zio. Se stai in piazza alle tre di notte puoi sen­tire tutti quelli che rus­sano e tutti quelli che fanno l’amore e tutti quelli che si alzano per farsi la camo­milla. Il paese è tal­mente silen­zioso che quando dici una parola è come se facessi un pec­cato grave. Ti senti in colpa per tutta la vita.

Ben­ve­nuti a Moriso. Siamo in pro­vin­cia di Lecce. La cosa curiosa di que­sto paese è che le piante di ulivo ogni tanto diven­tano piante di man­dorlo. È una cosa che accade solo qui. Hanno pro­vato varie volte a tra­pian­tare altrove gli ulivi di Moriso, ma non è mai acca­duto niente. Qui c’è da quarant’anni uno stu­dioso mes­si­cano che stu­dia il feno­meno, ma le sue spie­ga­zioni non hanno mai con­vinto nes­suno, nean­che lui. A Moriso acca­dono solo cose inspie­ga­bili, per esem­pio esi­ste la piog­gia lenta. È un feno­meno raro, capita un paio di volte all’anno.
Ben­ve­nuti a Lopenza. Eccoci in pro­vin­cia di Cosenza, nel mas­sic­cio del Pol­lino. Il paese è tutto nero per via di una pie­tra che prende que­sto colore se qual­cuno vuole male alla casa. A Lopenza l’illuminazione pub­blica è sem­pre accesa, la far­ma­cia vende solo anti­de­pres­sivi. Il sin­daco di Lopenza ha da poco avviato il pro­getto di tra­sfor­mare il paese in un parco dell’orrore. Il parco sarà aperto solo nei mesi inver­nali. Con un biglietto di sei euro sarà pos­si­bile girare libe­ra­mente per il paese. Secondo uno stu­dioso sve­dese Lopenza fun­ziona come un vac­cino. Con la dispe­ra­zione che si prende in que­sto paese si può affron­tare qual­siasi disperazione.

Ben­ve­nuti a Chi­ma­chiara. Siamo in pro­vin­cia di Catan­zaro. Qui la cosa curiosa che tutti vanno in giro con la bom­bola di ossi­geno, ma non pen­sate che abbiano dif­fi­coltà respi­ra­to­rie. Si tratta di un gioco, la bom­bola è la bam­bola degli anziani. Il più anziano del paese è il sin­daco, ha da poco com­piuto cen­to­sette anni e lui la bam­bola ce l’ha almeno da una tren­tina d’anni. La scena del con­si­glio comu­nale è tra le più strambe. I con­si­glieri hanno due sedie, una per loro e un’altra per la bambola.

Ben­ve­nuti a Osvaldo. Que­sto paese si trova in pro­vin­cia di Mes­sina, ma dire che si trova è un errore, per­ché è un paese intro­va­bile. Ha un solo abi­tante, che appunto si chiama Osvaldo ed è un tipo piut­to­sto inquieto. Lui non sta mai fermo. Quando si scoc­cia, smonta la piazza, la fon­tana, il muni­ci­pio e il cimi­tero e si porta il paese da un’altra parte. Osvaldo tra­sloca a dorso di mulo e così facendo è riu­scito ad evi­tare tutti i ter­re­moti. Quando la terra trema, Osvaldo è sem­pre appog­giato da qual­che altra parte.

Ben­ve­nuti a Ser­ra­poce. La cosa curiosa di que­sto paese che si trova in pro­vin­cia di Enna è che qui il grano lo col­ti­vano in casa. Nei salotti, nei garage è tutto grano. Ovvia­mente si miete a mano e col grano fatto in casa viene un pane buo­nis­simo, che resta fre­sco pure per mesi. Tut­ta­via il Pre­si­dente della Regione ha da poco emesso un’ordinanza che a Ser­ra­poce non si può più col­ti­vare il pane in casa. Non ha spie­gato i motivi dell’ordinanza, sicuro che non la rispet­terà nessuno.

Ben­ve­nuti ad Aqui­la­ventu. Siamo in pro­vin­cia di Nuoro. Que­sto è il paese delle vedove. Non ci sono maschi, non ci sono bam­bini, non ci sono ragazza gio­vani. Ci sono solo vedove tra i ses­santa e novant’anni. È un paese dove si piange molto e le lacrime ven­gono immesse nella rete idrica. È un’acqua molto buona per i cal­coli renali. Non a caso una mul­ti­na­zio­nale ha fatto sapere al sin­daco di volere com­prare tutte le vedove di Aqui­la­ventu. In paese c’è fer­mento. Al cen­tro della piazza cam­peg­gia un grande stri­scione: Nes­suno toc­chi le nostre lacrime.