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 2014  dicembre 22 Lunedì calendario

GOOGLE METTE IN CLASSIFICA IL CAOS DELLE TASSE

C’è anche la Trise, la tassa mai nata e scomparsa prima di entrare in vigore, tra le parole più cercate su Google dagli italiani nel 2014. Viene subito dopo la Tasi, in testa per il diluvio di ricerche nel caos dei pagamenti. Molta curiosità anche per “bollo sul passaporto” e “tasse sulle sigarette elettroniche”. Sono queste le parole legate al fisco (“incentivi” e “tasse”) finite più spesso nel campo di ricerca di Big G. Il gigante di Mountain View ha pubblicato in tutto il mondo i Google?Trends e, in esclusiva per il Sole 24 Ore, ha elaborato alcune classifiche italiane sui temi economici..
Così, mentre “ebola” e “Robin Williams” scalano le classifiche assolute in Italia, il caos delle tasse sulla casa genera dei picchi nelle statistiche annuali del motore di ricerca: per cercare la delibera del proprio Comune che fissa le aliquote, conoscere il metodo di calcolo o le scadenze di pagamento, proprietari e inquilini si sono letteralmente tuffati su internet. Tanto che si fatica pure a immaginare un Fisco così complicato ai tempi della vita senza web: prima di internet sarebbe stato impossibile orientare i contribuenti in un labirinto fiscale così articolato.
Sempre in tema di tasse, sul web spopolano anche le bufale: subito dopo le ricerche sull’esistenza di eventuali tributi associati a “seconda auto” o “cellulari”, Google è stato invaso dagli italiani curiosi di sapere se davvero il governo avesse introdotto un prelievo sui tatuaggi. Già dal lontano 2012, infatti, circola su internet la falsa notizia relativa ad una fantomatica tassa varata al tempo del Governo Monti, a cui si riconduce - quasi per antonomasia - l’inasprimento fiscale degli ultimi anni: stando a quanto riportato da numerosi blog, l’imposta sui tatuaggi sarebbe pari a 1,58 euro per centimetro quadrato, maggiorato se il disegno è violento, razziale o sessualmente esplicito.?Ben costruita e articolata, la bufala presenta anche una scadenza per il pagamento (30 giugno), una sede di controllo (sulle spiagge dagli agenti del Controllo Demaniale Bagnanti) e un nome specifico (Ise, Imposta Sanitaria Estetica): introdotta dall’Unione europea e da un immaginario Cepcm (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), la tassa inventata continua a fare breccia tra gli incubi dei contribuenti italiani che navigano online.
I bonus per l’acquisto di “auto ecologiche”, invece, svettano nella classifica legata agli “incentivi” più cercati sul web, nonostante i famosi bonus BEC (per i velicoli con basse emissioni “complessive”) nel 2014 siano andati esauriti in meno di due giorni: stabiliti originariamente dal Dl 83/2012, erano stati rifinanziati per 31,7 milioni di euro con la legge di Stabilità 2013.
Anche andando a caccia di agevolazioni fiscali, gli italiani si imbattono in una bufala: la notizia “sparata” in rete circa un presunto contributo da 25mila euro per le giovani coppie che fossero convolate a nozze entro il 2015 ha spinto tutti gli sposini a googlare “incentivi matrimonio” nella speranza fosse vero. Non manca, infine, chi cerca informazioni sul bonus ristrutturazioni o sulle agevolazioni per aprire un bed and breakfast.
A conferma di quanto gli eccessi della burocrazia in Italia debbano ringraziare il web, un altro google trend della classifica generale è sintomo della disperata domanda di semplificazione “inviata” dagli italiani. Ancor prima di “ebola” nella top ten delle ricerche si incontra la locuzione “istanze online”: legate al mondo della scuola, dal nome dell’omonimo portale internet di riferimento per docenti e insegnanti, le istanze servono per chiedere un inserimento in fascia o una supplenza. E con la fame di lavoro che c’è di questi tempi, soprattutto tra i precari della scuola, non bisogna stupirsi se le classifiche di Mountain View riflettono anche i problemi più comuni di casa nostra.