Sergio Romano, Corriere della Sera 21/12/2014, 21 dicembre 2014
Tra un mese, alla riunione del suo Consiglio dei governatori del 22 gennaio, la Banca centrale europea (Bce) inizierà, con ogni probabilità, a comprare titoli degli Stati dell’eurozona
Tra un mese, alla riunione del suo Consiglio dei governatori del 22 gennaio, la Banca centrale europea (Bce) inizierà, con ogni probabilità, a comprare titoli degli Stati dell’eurozona. Un’operazione di politica monetaria che ha l’obiettivo di fare aumentare i prezzi ed evitare che l’area a moneta unica finisca in una deflazione di lungo periodo. Al momento, nell’eurozona l’inflazione è allo 0,3 per cento : essendo l’obiettivo della Bce un aumento dei prezzi inferiore ma vicino al 2% , lo s costamento verso il basso è attorno all’ 1,7% . Fare risalire l’inflazione, con tassi d’interesse già a zero e quindi in modi finora non sperimentati, sarà complicato e i risultati difficili da prevedere. In uno studio appena pubblicato, però, il capoeconomista del centro di ricerca Nomisma, Sergio De Nardis, segnala un lato importante dell’andamento inflazionistico. Analizza cos’è successo tra il 1999 , anno di nascita dell’euro, e il 2007 , anno precedente la Grande crisi, per spiegare il diverso modo in cui i crolli finanziari hanno colpito la Germania da una parte e i Paesi periferici (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia) dall’altra. Nei nove anni considerati, la produttività (valore aggiunto per addetto) tedesca è aumentata del 24,8% , quella dei periferici del 16,4% , con un differenziale dell’ 8,3% . Il salario per addetto reale è caduto in Germania del 12,2% , negli altri cinque Paesi è cresciuto del 7,8% , con una differenza di 20 punti percentuali. Da qui la maggiore competitività tedesca. Per correggere questi squilibri, in Germania l’inflazione avrebbe dovuto crescere del 5% più che nei periferici, calcola De Nardis. Invece, è cresciuta meno: dell’ 11,5% contro il 22,3% . Una differenza del 10,8% alla quale si deve sommare il 5% se si vuole avere l’idea di quanta più inflazione dovrebbe esserci in Germania per annullare gli squilibri (che in realtà dopo il 2007 sono ancora aumentati). Se l’inflazione nella periferia resta a zero e quella tedesca all’ 1% — più o meno la situazione dei mesi scorsi — il riequilibrio avverrebbe in 16 anni ma con i cinque Paesi deboli in probabile stagnazione economica. Per dimezzare il tempo di riequilibrio a otto anni e consentire ai periferici di avere un’inflazione all’ 1% , l’aumento dei prezzi in Germania dovrebbe essere del 3% all’anno. Eventualità che ai tedeschi fa orrore. Anche questo spiega gli ostacoli davanti alla Bce. @danilotaino