Piero Melati, il Venerdì 19/12/2014, 19 dicembre 2014
BIRD, QUEL GENIO DEL JAZZ CHE VOLÒ TROPPO IN ALTO
Kansas city è la Mecca. Tutta la storia della musica ci ruota intorno come un giradischi. La città riesce a sovrapporre ancora oggi storie ed epoche diverse, legate da un filo conduttore: il suono. C’erano artisti, a Kansas City, scrive Stanley Crouch, che pur vivendo in un clima di violenza, erano capaci di tirare fuori pepite d’oro come nel Klondike. Musica e pericolo, del resto, hanno sempre marciato sulla stessa pista. Cosa dicevano i ragazzi, in margine al rave che nel 2010 causò per troppa calca una strage, alla Love Parade di Duisburg, su in Germania? Che andavano a quei rischiosi raduni perché di notte, ballando, diventavano «fosforescenti come scorpioni».
La musica ha i suoi misteri della fede. Anche le prime orchestre degli anni Venti erano disposte a sfidare ogni trappola, pur di trovare quella luce. Si combattevano tra loro, come faranno sessanta anni dopo i rapper nelle famose battle da cui nacque l’hip hop. Quelle orchestre lavoravano in un clima poco salubre: intorno c’era mafia, contrabbando, prostituzione, violenza. Come nell’Italia dei Borgia. Solo che, come intorno a quell’Italia corrotta girò il Rinascimento, anche dalle parti di quell’età degenerata (gli anni Venti americani) nacque la musica moderna. E grazie a gente come Charlie Parker, insieme a mafie, contrabbando, prostituzione, violenze, nelle strade di Kansas City brillò la nascita del jazz.
Bisogna conoscere Kansas City, andarla a vedere per capirla. Tagliata fuori dai consueti itinerari turistici, che privilegiano sempre New York o la California, la città del Missouri ti squaglia durante le siccità estive e ti ghiaccia d’inverno. Ci abita gente che ti dice: «Ti piace la musica? Allora non avere dubbi, vieni a vivere qui». Qui è due passi da Saint Louis, la porta del West. Qui nacque Charlie Parker, detto Bird. Con lui il sax divenne divino e le sue note il volo di un falco verso il ciclo.
Da Kansas City Parker conquistò presto il Savoy di New York. Sfondare al Savoy era come proiettarsi nell’Olimpo degli dei. Il destino di Bird fu quello di forzare, a furia di talento, la condizione umana, come gli eroi greci che strappavano il kudos (la gloria) agli dei invidiosi. Il libro di Crouch non è solo la biografia più straordinaria sugli anni giovanili di un genio. È anche una storia dell’America. Senza riscatto. L’eroina consumò l’eroe. Cosi gli dei si vendicarono.