Alessandro Carlini, il Venerdì 19/12/2014, 19 dicembre 2014
LA NUOVA SOBRIÉTÉ VERSIONE HOLLANDE BOCCIA LE BOLLICINE
Dovrebbero essere i migliori «testimonial» dell’industria vinicola transalpina nel mondo e invece fanno di tutto per deludere i grandi produttori. Sono i presidenti francesi, tradizionalmente rinomati per il loro pessimo rapporto con le bollicine dello champagne e i tannini del vino. A partire dall’attuale leader dell’Eliseo, François Hollande, che con alcune sue dichiarazioni ha sbalordito Pierre-Emmanuel Taittinger, presidente della celebre maison di champagne di Reims. Ebbene, secondo il famoso imprenditore, durante la visita in Francia della cancelliera Angela Merkel, l’8 luglio 2012, Hollande avrebbe chiesto «una sola cosa per questa cerimonia di riconciliazione franco-tedesca: non bere champagne. Perché lo champagne è una cosa da ricchi». Quindi non solo il presidente non amerebbe le bollicine, ma dice anche che questo non è tempo di champagne.
La cosa potrebbe certo far parte della politica di austerità su cui punta l’Eliseo: sembra che da qualche mese venga ordinato allo staff di centellinare il vino. Tra tagli al personale e alle spese di funzionamento, l’obiettivo è ridurre i costi del palazzo presidenziale. E non si spreca più niente: per non dover gettare le bottiglie di vino non finite durante i ricevimenti, il sommelier dell’Eliseo si è dotato di quei tappi che permettono di conservarne il contenuto fino al pasto successivo.
Va però detto che i predecessori di Hollande non hanno fatto migliore pubblicità alle cantine francesi: «Jacques Chirac preferiva la birra e Nicolas Sarkozy non beveva vino» ha affermato ancora Taittinger. «Hollande ama il vino ma non osa dirlo». Sarà un vizio di famiglia, ma di sicuro il suo predecessore batte tutti in quanto gaffe in questo ambito: nel 2007 Sarkozy annunciò di essere un astemio integrale, lasciando a bocca aperta i produttori. Lo accusarono di lanciare un «cattivo messaggio» e, dato che il vino in Francia stava vivendo un lungo periodo di crisi, lo invitarono «a fare almeno uno sforzo». Altri puntarono il dito contro il suo stile di vita troppo salutista, tutto diete e jogging, spesso ispirati dalla moglie Carla Bruni. Arrivarono addirittura ad implorarlo di girare tra gli stand delle tante mostre di Francia, degustare il vino e poi magari, come fanno molti assaggiatori, sputarlo discretamente. Almeno Chirac, prima di lui, ci provava, si interessava, beveva e degustava. Ma il suo vero amore è sempre stata la birra, per di più straniera: la piemontese Menabrea.
E non si può neanche dire che le altre autorità francesi riescano a compensare le «carenze» dell’Eliseo. Come sottolinea il settimanale Le Point, sempre più il vino viene visto come un pericolo alla salute e l’industria vinicola viene fortemente tassata, risultando quasi penalizzata da un regolamento che viene definito come «brutale e talebano». E dire che la Francia resta ai vertici degli esportatori di vino nel mondo. Ma in patria è perfino vietato pubblicizzarlo, facendo così la fortuna dei concorrenti negli altri Paesi. Come il nostro.