Paolo Siepi, ItaliaOggi 19/12/2014, 19 dicembre 2014
PERISCOPIO
Berlusconi non ha gradito l’incontro di Renzi con Prodi. Stasera a letto faranno i conti. Spinoza.
Il monito di Napolitano ricorda il cartello sugli autobus: «Non disturbare il manovratore». Jena, La Stampa.
Undicesimo: ricordati di santificare Benigni. E Benigni: «dio, dio, dio, dio, dio... visto che auditel?!». Dio c’è e ce fa. Mannelli. Il Fatto.
Di solito le dittature non si comportano come l’Isis. Uccidono gli avversari in segreto. I nazisti di Hitler hanno ammazzato milioni di ebrei nel chiuso di lager ben protetti e invisibili. I comunisti di Stalin accoppavano i nemici nelle segrete della Lubianka o nelle baracche dei gulag sorti nel gelo della Siberia. I boia del Califfato seguono la strategia opposta: offrono al pubblico lo spettacolo delle loro imprese da macellai. Giampaolo Pansa. Libero.
Tutto quello che la storia doveva fare, l’ha fatto. Ha eretto centinaia di imperi, ha organizzato un incommensurabile numero di guerre, educato involontariamente e inutilmente migliaia di generazioni (le preistoria è qui considerata come prequel), spesso somme sempre ingenti e quasi sempre insostenibili, ma i risultati purtroppo li vediamo con i nostro occhi. Massimo Bucchi, il venerdì.
La mafia è emigrata dalla Sicilia, è andata al Nord, qui è rimasta qualche sparatoria, qualche pizzo e qualche picciotto. Beppe Severgnini. Corsera.
Nel Movimento Cinque Stelle c’erano due componenti. Una a livello di massa, con la tumultuosa rivolta popolare contro la classe politica corrotta che Grillo prometteva di cacciare. L’altra a livello più profondo, con diverse migliaia di giovani che credevano nell’utopia di Casaleggio secondo cui era finita l’epoca della repubblica parlamentare e dei partiti perché, grazie al Web, ci sarebbe stata la democrazia diretta e tutti avrebbero partecipato nella stessa misura (uno vale uno) al governo del Paese. È fra questi utopisti che Grillo ha reclutato i suoi parlamentari. Essi non lo vedevano come un despota, ma come il profeta di una nuova era. Quando Grillo ha visto che il suo Movimento era stato il più votato, ha pensato che, superando il Pd di Renzi alle Europee, sarebbe riuscito a strappare un incarico di governo, così da poter realizzare la sua rivoluzione. Invece è stato sconfitto. Non potendo svuotare il Parlamento, vi ha mandato i suoi inesperti deputati e senatori, ma non sapeva cosa far loro fare. Francesco Alberoni. Il Giornale.
La Mogherini si fa un centinaio di selfie con militanti giovani e anziani, mentre si aggira per gli stand. La Moghe viene anche stalkerata: «Io me la farei», sussurrano due compagni emiliani rispettosi; «bea mona», le dice invece apertamente un compagno molto disintermediatore della Serenissima, un po’ alticcio. Lei impassibile: «Guarda che io ho un nonno, un papà e un marito veneti, capisco, sai», lo gela ma sempre col sorriso sulle labbra, e compagne perfide, colpite da un po’ di rigidità facciale: «Ma l’avrà fatto il botox? Ma cosa dici, e quando lo trova il tempo con tutti gli impegni che cià?». Michele Masneri. il Foglio.
Quando al portone di Palazzo Chigi, sloggiato Silvio Berlusconi, fu appeso il cartello «Cercasi candidato presidente del Consiglio», Francesco Saverio Borrelli, con lo spirito missionario che gli deriva dall’impegnativo nome di battesimo, si dichiarò disponibile al grande sacrificio: «Se mi chiamano, sono pronto». Non lo chiamarono, ma il fatto stesso che avesse valutato come normale l’eventualità la dice lunga sulla personalità di Borrelli, il quale fra tanti difetti ha una virtù appariscente: la modestia. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.
Vedo che il presidente della Regione Sicilia, Crocetta, ha pubblicato poesie. Non avrebbe dovuto farlo. Non bisogna pubblicare poesie se non ci si chiama Dante Alighieri o Gabriele D’Annunzio o Andrea Zanzotto. Crocetta si chiama Crocetta, quindi pubblicando si è dimostrato incontinente e agli incontinenti vanno distribuiti pannoloni, non presidenze. Camillo Langone. il Foglio.
Mamà aveva un fratello minore, Bruno. Costui era un disturbato psichico: omosessuale, si vestiva da donna e faceva parte di tutto un corrottisimo milieu, ma soprattutto era bugiardo, ladro, emettitore di assegni a vuoto e altre prodezze siffatte. Sarebbe stato la spina nel cuore di mia madre per tutta la vita: ella era d’animo così eletto che lo amava profondamente e per lui fece enormi sacrifici, ottenendogli anche assunzioni in posti che regolarmente perdeva per aver rubato. Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio.
Si devono educare i bambini all’uguaglianza (e insegnare ai maschi a sparecchiare la tavola senza lanciare i piatti nella pattumiera), ma non ci si potrà mai aspettare l’uniformità: non accetteranno uno zaino rosa, oppure blu, e un kit per creare la principessa di carta dei sogni, ma nemmeno l’idea che tutti sono identici, che non ci sono differenze. Mia figlia si mette le rose nei capelli, e le mette anche a suo fratello, che la lascia fare fino a che decidono entrambi che è il momento della lotta: vince chi piange per ultimo. Annalena. il Foglio.
La sola cosa che so con certezza, è che lui non è dietro a quella pietra bianca, al cimitero. Quella lapide mi sembra anzi quasi un inganno, che afferma qualcosa di non vero. Mio padre è morto da oltre vent’anni, e spesso ho sognato che vive in una sorta di città invisibile, costruita sopra a Milano. Ci si sale con una teleferica su cui non c’è mai nessuno, e si arriva in questa strana altra metropoli di prati e vigne, e glicini fioriti sui muri. Un giorno invece, per strada, dalle parti del Parco, ho visto un vecchio, di spalle, che era identico a lui: la stessa andatura, la stessa giacca che gli pendeva un po’ storta. Allora, sbalordita, ho allungato il passo per raggiungerlo, ma in quel mentre un autobus mi è passato davanti: e quando se ne è andato, il vecchio non c’era più, sparito nel niente. Sei soltanto una sciocca, mi sono detta allora, e ho ripreso a camminare verso casa, a capo chino. Marina Corradi. Avvenire.
Pensa a una vita senza la morte, sarebbe insopportabile. Una vita infinita brrrrr... Non è la fine che mi fa paura, quel che mi spaventa è l’eternità. Raffaele La Capria. il Foglio.
Se picchiassi mia moglie, al Pronto soccorso finirei io. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 19/12/2014