Valerio Piccioni, La Gazzetta dello Sport 19/12/2014, 19 dicembre 2014
L’OLIMPIADE DI CANTONE
In un’Italia che perde ogni giorno fiducia nelle istituzioni sotto i colpi delle inchieste della magistratura, l’Autorità Nazionale anticorruzione sembra essere un’enclave a cui si rivolgono tutti. Il sogno olimpico di Roma 2024 non è da meno. E così Raffaele Cantone, il magistrato anti-camorra che la dirige, diventa un punto di riferimento fondamentale.
Il presidente del Coni ha detto che c’è stato il primo contatto fra di voi.
«Il presidente Malagò mi ha cercato telefonicamente, ha detto che condivideva le mie dichiarazioni e che avrebbe voluto parlarne di persona».
Si è discusso di un coinvolgimento dell’Autorità e suo in particolare nel Comitato per la candidatura?
«Vorrei precisare che non si è parlato di niente di preciso e di specifico, ripromettendoci di vederci presto, subito dopo le vacanze».
Il problema è che gli italiani sono contrari alle Olimpiadi. E per rimuovere questa contrarietà si conta molto su di voi.
«Io su questo vorrei essere molto chiaro. La mia posizione personale non ha niente a che vedere con il discorso che faccio sulle Olimpiadi. Un discorso istituzionale, da presidente dell’Autorità anticorruzione: il mio punto di vista è che non si possa rinunciare a organizzare le Olimpiadi per timore della presenza di infiltrazioni criminali o di fenomeni di corruzione. Se non fosse così, per il Paese sarebbe una sconfitta. Tutte le altre valutazioni che attengono la possibilità di fare o meno le Olimpiadi, non mi competono».
Insomma, non deve dire lei se ci sono i soldi per farle.
«Questi sono discorsi che spettano alla politica, ho le mie idee da cittadino, ma per evidenti ragioni le tengo per me. Io contesto l’idea che non possiamo organizzare le Olimpiadi perché non sappiamo difenderci dai rischi di criminalità e di corruzione. Per me questo non è vero».
Come l’Autorità anticorruzione potrebbe entrare in quest’avventura? Attraverso il coinvolgimento suo o di persona da lei delegata?
«Non sono abituato a parlare di cose future o incerte. Il ruolo dell’Autorità è quello previsto dalla legge. Noi abbiamo effettuato dei controlli con un’unità operativa per l’Expo, ma lo abbiamo fatto in base ad una legge speciale. Siamo un’Autorità indipendente, non possiamo essere coinvolti in attività di gestione. Allo stato delle leggi vigenti, la nostra possibilità di intervento sarebbe molto ridotta. Ci sarebbe bisogno di un intervento normativo, una legge, un’eventualità che è lontana al momento attuale da ogni mia considerazione».
Di fronte a un grande evento da organizzare, la gente ha paura della logica delle deroghe e delle leggi speciali, vedi Mondiali di nuoto 2009.
«Non sono solo scettico su questo, sono decisamente contrario. Stiamo parlando di un evento che si svolgerebbe fra 10 anni, quando potrebbe essere già intervenuta una modifica del codice degli appalti, su cui stanno lavorando Governo e Parlamento».
Lei ha scritto Football clan. Perché la criminalità vuole invadere le società calcistiche e dovrebbe starsene fuori dai lavori per le Olimpiadi?
«Le Olimpiadi non sono gestite da società sportive, i rischi riguardano soprattutto il sistema degli appalti. E su questo ci sono esperienze virtuose, per esempio il grande attivismo nella prevenzione dell’antimafia per l’Expo con oltre 60 interventi».
Il punto da dove partire.
«Trasparenza, trasparenza su tutto, trasparenza degli atti, dei lavori, del modo con cui si sceglierà il personale».
Un’altra accusa: si creerà lavoro solo per i soliti noti.
«E la trasparenza lo può impedire, oltre a raccomandare l’utilizzo di metodi che favoriscano la scelta del personale in base al merito e ai curriculum, piuttosto che secondo la logica degli amici o degli amici degli amici».
Dunque, se ristrutturi il palazzo dello sport devi poter conoscere tutto il viaggio che faranno i soldi pubblici?
«Non solo, per esempio conoscere l’entità dei compensi di tutti i consulenti che partecipano ai lavori».
Su un altro fronte, il fantasma da combattere sembra essere la lentezza. Controllo, spesso, equivale a lentezza.
«Ma non è vero. Per l’Expo abbiamo agito in tempi stretti contingentati che stiamo rispettando. Stiamo attenti a una filosofia che vede il controllo come un ostacolo, il controllo serve a evitare errori. E la rapidità non può essere un valore in sé».
C’è un grande bisogno di terzietà nel Paese, di indipendenza nei controlli. Pure nello sport, a noi ci è capitato per esempio di sollecitare un Cantone pure per l’antidoping.
«Noi siamo un organismo terzo che ci tiene a mantenere la sua indipendenza. Una cosa è il controllo, un’altra la gestione. E’ importante evitare confusione tra controllati e controllori nell’interesse del Paese. Quando l’arbitro diventa un calciatore o un tifoso, non va bene».
E a lei che sport piace? Le seguirebbe le Olimpiadi?
«Non perderei certo i 100 metri o le gare di nuoto. Ma preferisco gli sport di squadra. Da ragazzo ho giocato a calcio e a basket, con risultati però tutt’altro che entusiasmanti».
Oggi non deve avere molto tempo.
«In estate ho giocato una partita di calcetto dopo vent’anni con risultati, diciamo così, molto... statici. Mi accontento di un po’ di palestra».
Il rischio è che un’eventuale avventura olimpica gli tolga anche quella...