Gabriele Bojano, ItaliaOggi 18/12/2014, 18 dicembre 2014
CACCIA ALLE STREGHE GIUDIZIARIA
[Intervista a Vitangelo Magnifico] –
«Lo Stato mi doveva aiutare e invece mi ha distrutto, mettendomi in condizione di non fare più niente. Una specie di Crono che mangia i suoi figli, questo è diventato oggi lo Stato italiano».
Per un beffardo gioco del destino l’assoluzione «perché il fatto non sussiste» da una serie di accuse inconsistenti di Vitangelo Magnifico, 69 anni, barese di Mola, ricercatore di fama internazionale nel settore della genetica agraria, dopo quattordici interminabili anni di traversie processuali, è giunta quasi in contemporanea con Telethon, l’annuale gara di solidarietà per curare le malattie genetiche rare.
Inevitabile il commento: «Chi applica l’ingegneria genetica all’uomo è considerato un benemerito e magari diventa Cavaliere, chi l’applica ai prodotti della terra rischia il carcere». Già direttore dell’Istituto sperimentale per l’orticoltura di Pontecagnano, Magnifico ha dovuto assistere al lento declino di quello che aveva reso un polo d’eccellenza, riconosciuto in Italia e all’estero, vera e propria fucina di ricercatori i quali, appena lui ha lasciato sotto il peso dei numerosi avvisi di garanzia, sono scappati via.
Domanda. Professore, quando ha avuto inizio la sua odissea giudiziaria?
Risposta. Il 18 ottobre 2000 quando, l’allora ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio nomina un biologo, Ferdinando Mainenti, senza alcuna esperienza nella gestione di un ente pubblico, commissario straordinario dell’Istituto Sperimentale per l’Orticoltura (Isport) con sede centrale a Pontecagnano».
D. L’istituto di cui lei è stato direttore dal 1993 per vent’anni?
R. Esatto. Malgrado fosse stato accolto con il dovuto rispetto, apparve subito chiara l’intenzione del commissario di volersi sostituire a me.
D. Mi spieghi una cosa, qual è stata l’attività dell’Isport?
R. L’istituto di Pontecagnano si è imposto all’attenzione internazionale per la grande capacità nell’applicazione delle biotecnologie più sofisticate per il miglioramento genetico delle piante orticole. Pensi che eravamo leader mondiale per la genetica dell’asparago e della melanzana e un professore emerito dell’Università della California, Vincent Rubatzky, in visita da noi, ci definì un gioiello. D. È vero che c’è un ortaggio in giro che porta il suo nome?
R. Sì, una ditta sementiera francese ha voluto dedicarmi un nuovo ibrido di cavolfiore colorato ottenuto dalla collaborazione tra l’Isport e la medesima azienda chiamandolo Magnifico F1.
D. Torniamo al 2000.
R. Un mese dopo la nomina, il commissario inoltra al capo di gabinetto del ministro una nota in cui dice un cumulo di sciocchezze sul mio conto.
D. Che cosa, ad esempio?
R. Che la mia conduzione è eccessivamente personale, che c’è una marcata disorganizzazione gestionale e un insopportabile clima di reciproca mal disposizione e insofferenza tra i dipendenti con l’inevitabile anarchia dell’organizzazione e dei rapporti interumani. Ma la cosa più grave è un’altra.
D. Quale?
R. Il commissario frequentava l’Isport solo due-tre volte a settimana e in quel mese non è mai intervenuto presso di me né oralmente né per iscritto».
D. Che cosa accadde dopo?
R. Ci furono ispezioni all’istituto e a casa mia da parte dei carabinieri per avviare un processo penale contro di me. Alla conclusione delle indagini risultarono a mio carico ben ventotto capi di imputazione.
D. Ventotto?
R. Sì, distinti in diversi filoni d’accusa, dalla gestione del personale a tempo determinato al mancato svolgimento della ricerca ordinaria (per mancato finanziamento da parte del ministero), dall’ipotesi di peculato per viaggi realizzati presso la Società Orticola Italiana con sede a Firenze alle ingiurie e all’errata imputazione di voci nel bilancio dell’Isport.
D. Insomma lei era diventato una specie di Carminati della ricerca.
R. Si parlò addirittura della tangentopoli della ricerca, ma con quali soldi? Nessuno mi ha mai accusato di prendere una lira. Ho seguito il processo dal primo all’ultimo istante, ho rinunciato alla prescrizione, è stato un logorio continuo ma ho resistito per difendere l’istituto e i suoi ricercatori dalla sciatteria e da cose dette in modo grossolano.
D. Assolto perché il fatto non sussiste. Ma allora perché tanto accanimento?
R. C’è da supporre che il tutto sia stato prestabilito considerato il mio impegno nella difesa delle biotecnologie e degli Ogm. L’Isport è co-titolare di due brevetti internazionali non utilizzabili per le scelte politiche degli ultimi due ministri ma che altri due ministri, Michele Pinto e Paolo De Castro avevano incoraggiato e finanziato. D. Insomma a Pecoraro Scanio le sue idee sugli Ogm non erano gradite?
R. Ma anche a me non erano gradite le sue: fui infatti in prima fila nel 2001 nella protesta dei ricercatori contro Pecoraro Scanio, quella con Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco che sfociò nella manifestazione di San Macuto. E quando incontrai il ministro che in campagna elettorale venne a far visita all’Isport gli dissi apertamente che non avevo paura di nessuno.
D. Quattordici anni di vessazioni e accuse. E adesso chi paga?
R. Questo non è stato il mio primo processo, ne ho dovuti subire altri due, li ho vinti e ho mandato la nota con le spese legali al ministero. Farò la stessa cosa adesso. Ma sinceramente non sono i soldi ciò che mi interessa di più».
D. Cosa le interessa?
R. Questa vicenda l’ho vissuta all’inizio in modo molto preoccupato perché avevo capito che volevano picchiare me per distruggere l’istituto e ci sono riusciti. Il danno maggiore l’hanno fatto all’Isport che era diventato il più importante al mondo per la ricerca nel mondo vegetale.
D. A che punto è la ricerca nel settore vegetale?
R. Sono avvilito, e glielo dico da meridionale, si parla solo di biologico che è una ricerca di bassissimo livello ed è quella che poi viene finanziata. Negli anni ’80 l’Italia aveva la migliore agricoltura del mondo, oggi di serio c’è pochissimo. Pensi che ho pregato le riviste di settore di non mandarmi più i loro lavori perché mi vergogno di leggere risultati stantii, vecchi.
Gabriele Bojano, ItaliaOggi 18/12/2014