Filippo Facci, Libero 18/12/2014, 18 dicembre 2014
CORSIVI
Non tutti possono fare tutti i mestieri: anche i requisiti fisici hanno la loro parte. Esistono professioni abbinate a un’immagine: per fare le indossatrici occorre essere filiformi, per fare le hostess occorre avere presenza. Eccetera. Le boutique Prada assumono commesse che sembrano suorine, Dolce Gabbana predilige i froci, servono il fisico e la divisa del ruolo. Normale. Anzi no: negli Stati Uniti (che anticipano ogni sciocchezza prima che sbarchi anche da noi) la storica casa di moda Abercrombie & Fitch ha fatto scandalo perché si è rifiutata di assumere una tizia che teneva perennemente un foulard in testa, il hijab musulmano. È subito partita una causa per discriminazione, cioè violazione della legge sulla pari opportunità: e sapete chi ha subito solidarizzato con le proteste musulmane? Gli ebrei ortodossi, che a loro volta pretendono di tenersi la kippah in testa in ogni circostanza. Ora non è in discussione il diritto di agghindarsi a piacimento per strada o altrove, secondo gusti o valori: ma dovete spiegarmi perché devo per forza assumere chi abbia un look che magari faccia a pugni con l’immagine che voglio trasmettere, e se non sia, piuttosto, una forma di prepotenza identitaria che ha veramente stufato. Abercrombie & Fitch è riuscita nel miracolo di mettere d’accordo musulmani ed ebrei ma, per un istante, anche a farceli vedere come facce di una stessa medaglia.