Filippo Caleri, Il Tempo 18/12/2014, 18 dicembre 2014
IL BUSINESS TRA ROMA E NEW DELHI VALE 8 MILIARDI
Anche se in calo, proprio dal 2011, anno nel quale è scoppiata la crisi tra Roma e New Delhi, l’interscambio tra Italia e India è arrivato a toccare la considerevole quota di 8,5 miliardi di euro. Un mercato comunque ricco secondo le indicazioni dell’Istituto del Commercio estero con significative potenzialità «forse unico, a livello globale, per l’ampiezza dei margini di inserimento che esso offre, pur in presenza di importanti complessità». Tra i settori strategici per l’internazionalizzazione delle imprese italiane si segnalano le infrastrutture, la meccanica e meccatronica, le energie rinnovabili, il comparto automobilistico e il settore delle tecnologie agroalimentari. Nei venti anni dal 1991 al 2011 l’interscambio Italia-India è cresciuto di 12 volte, passando dal 708 milioni di euro a 8,5 mld di Euro. A partire dal 2012 è tuttavia iniziato un trend decrescente, che ha portato il commercio bilaterale a 7,1 miliardi di euro nel 2012 (-16,6%) e a 6,95 miliardi nel 2013 (-2%). L’Italia resta comunque il quarto partner commerciale dell’India tra i Paesi Ue (dopo Germania, Regno Unito e Belgio, seguita da Francia e Paesi Bassi). Sono i macchinari e apparecchi a rappresentare la prima voce dell’export italiano in India, con una quota attorno al 40%. Quanto al flusso di investimenti diretti, le aziende italiane nel 2011 hanno investito in India 694 milioni e oltre 1 miliardo di euro nel 2012 . A fine 2012 l’Italia aveva in India uno stock cumulato di investimenti 3,75 miliardi di euro(terza dopo Germania e Regno Unito, tra i Paesi Ue).
Si può stimare un numero totale di oltre 400 entità legali e stabilimenti italiani in India, presenti sotto tre forme principali: sussidiarie possedute al 100%, joint ventures (soluzione preferita dalle Pmi e d’obbligo nei settori con tetti massimi agli investimenti stranieri) o uffici commerciali di rappresentanza.
Non mancano i grandi gruppi italiani. Tra questi Fiat (oltre alla casa automobilistica, anche New Holland e Magneti Marelli), Carraro, Maschio Gaspardo, Piaggio, Prysmian, Maire Tecnimont, Techint, Luxottica, Danieli, Ansaldo Energia, Saipem, Brembo, StMicroelectronis, Salini Impregilo, CMC di Ravenna, Bonfiglioli, Mapei, Italcementi, Maccaferri, Ferrero, Bauli, Perfetti Van Melle, Tessitura Monti, Benetton, Gruppo Coin.
Sono inoltre operative in India numerose case italiane del design d’interni, moda e segmento lusso (tra cui Artemide, Natuzzi, Zegna, Armani, Cavalli, Damiani) anche se con un numero di punti vendita ancora limitato. Particolarmente attente al mercato indiano sono le aziende del settore difesa, tra cui certamente il Gruppo Finmeccanica, Beretta, Elettronica, Fincantieri. Quanto al segmento finanziario, oltre alle Generali, sono presenti in India con uffici di rappresentanza una dozzina di banche italiane.