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 2014  dicembre 16 Martedì calendario

UN CAPITALISMO ANCORA FAMILIARE

E’ un capitalismo ancora molto “tradizionale” quello che emerge dalla fotografia della Consob, al convegno sulla Corporate governance. In Borsa, una società su due è saldamente controllata con partecipazioni superiori al 50%, è riconducibile alle famiglie il 61% delle società quotate (prevalentemente piccole) e solo 10 società possono essere definite “a proprietà dispersa” (le vere public company). Però una novità c’è, a ben vedere: gli investitori istituzionali, sempre più presenti. Ce n’è almeno uno rilevante nel capitale di 96 società (erano 92 nel 2009) e non basta: hanno sempre più voglia di contare. Il termometro più evidente è la partecipazione alle assemblee: nell’ultima stagione, la loro presenza media è stata pari al 19% del capitale. Non solo, rispetto al 2013 la percentuale è salita nettamente, dal 15% solo di un anno fa. Si presentano in assemblea e votano; in non pochi casi contro (ad esempio sulle politiche di remunerazione). Su un altro punto, la fotografia conferma il senso comune: gli investitori istituzionali sono nella quasi totalità esteri. Sono più grandi, contano di più e hanno tutte le intenzioni di farlo, come dimostrano appunto i dati complessivi: nelle assemblee 2014 quel 19% di capitale sociale depositato faceva capo per il 18% agli investitori esteri e solo per l’1% ai fondi italiani. Un dato forse leggermente sottodimensionato, in termini di possesso azionario in assoluto, perché andare in assemblea ha dei costi e ad un fondo che abbia uno zero virgola di quote non conviene sobbarcarsi quelle spese. Ma certo la presenza, rispetto ai colossi come Blackrock, è quasi simbolica. L’elemento positivo è che stanno diminuendo i patti di sindacato. E anzi, ieri il presidente Giuseppe Vegas è tornato ad annunciare «a breve» il regolamento sul voto multiplo, un «meccanismo utile per una transizione indolore tra capitalismo di tipo familiare e capitalismo evoluto», ha detto. Per il momento però l’ha utilizzato solo un’azienda che evoluta dovrebbe esserlo già, la Fiat, trasferendosi all’estero.