Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  dicembre 16 Martedì calendario

LA MAGLIA DELLA SQUADRA FA MALE

da Berlino
Che regalare ai bambini per Natale? I piccoli chiedono a Sankta Klaus palloni di calcio, le scarpette della marca usata dal campione preferito, e la maglia della squadra, magari con il proprio nome. Il figlio decenne giocherà un domani in nazionale? State attenti, avvertono gli psicologi, il dono li potrà rovinare per sempre, guastando il loro carattere.
Il monito viene ripreso sulla Welt da Lars Wallrodt, capo della redazione sportiva. Ed è già un buon segno che un collega dello sport invece di dedicarsi all’ultima partita, discutendo di fuorigioco e rigori dati o non concessi, si occupi di un simile tema.
«Soprattutto non regalate una maglia rossoblu», si raccomanda. Non sono i colori del Bologna, ma del Bayern di Monaco, oggi forse la squadra più forte del mondo, già in testa alla classifica in Bundesliga con dieci punti di vantaggio, data probabile vincitrice della Champions League. Il club è campione anche negli affari: in 16 anni si è già ripagato in anticipo il nuovo stadio fantascientifico, che cambia colore a seconda di chi ci gioca. E il merchandising ha fruttato 16 milioni di euro.
Perché non regalare la maglia del Bayern, squadra vittoriosa? Appunto perché vince sempre, spiega Wallrodt. Il vostro rampollo si abitua male, non saprà reagire alla prima sconfitta nella vita, non potrà accettare che un arbitro gli fischi contro, anche a torto, o che l’avversario lo batta in modo sleale.
Penso che abbia ragione, per esperienza personale. Mio zio mi condusse a vedere la prima partita della mia vita alla «Favorita» di Palermo. Ospite la Roma. Avvenne di tutto, con mio diletto: i carabinieri a cavallo entrarono in campo, furono lanciati fumogeni, e fu battuto un calcio di punizione a due in aerea di rigore (perché non li danno più?) con i palermitani schierati in undici sulla linea di porta. La Roma vinse, per 2 a 1 ricordavo, ho controllato su Google e fu un 3 a 1. La domanda è: perché divenni da quel giorno un tifoso dei perdenti, un rosanero invece che un trionfante giallorosso? Dopo ho lavorato o giocato sempre fuori casa, con tutto contro, il pubblico, il clima, la lingua, l’arbitro e il destino. Per me, quando i rosanero vincono è sempre un miracolo.
Sembra che nessun’altra squadra al mondo giochi in rosa. Meglio così. Sarebbe la maglia ideale da regalare a Natale, consiglia Die Welt. Per i piccoli tedeschi, meglio la maglia dell’Hannover, che non è mai campione. È la squadra d Gerhard Schröder, che forse per questo divenne cancelliere. Giocava da centravanti in una squadretta di paese, e si faceva ricompensare con una cotoletta, se vinceva. Oppure del Friburgo, o una maglia rossa del Magonza, una bianca blu dell’Herta, che rischia spesso di retrocedere anche se è la squadra della Capitale. «I vostri figli si tempreranno, pronti ad affrontare i rovesci della vita, scrive il collega Lars, si diventa più forti con le sconfitte, non con le vittorie facili».
Sarà retorica, ma è anche vero. Il mio Palermo è arrivato tre volte in finale nella Coppa Italia, ed è sempre stato derubato, dal Bologna che ha la maglia del Bayern, dalla Juve i cui colori bianconeri sono perniciosi per i ragazzini, e dall’Inter. Una volta, l’arbitro assegnò un rigore contro all’ultimo minuto. Il nostro portiere lo parò, e l’arbitro lo fece ripetere finché il pallone non ci sconfisse. Regalate una maglia rosanero a vostro figlio e diventerà primo ministro, come Gerhard, o vincerà il Nobel come Henry Kissinger, che da ragazzino in Germania faceva il tifo per il Fürth, squadra della sua città natale. È arrivato in serie A due anni fa per la prima volta, ed è subito retrocesso. Lo dice Die Welt, non io.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 16/12/2014