Massimo Galli, ItaliaOggi 16/12/2014, 16 dicembre 2014
LO STATO FRANCESE IMPONE UN TETTO MASSIMO AI COMPENSI DA VERSARE ALLE STAR DEL CINEMA
Addio ai compensi faraonici degli attori in Francia. Il Centro nazionale del cinema (Cnc), che eroga finanziamenti pubblici alle produzioni della settima arte, ha approvato un giro di vite che sarà operativo con il nuovo anno. Chi intende continuare a ricevere fondi non dovrà pagare ogni attore più di 990 mila euro, fosse pure una star.
Una misura che interesserà sia i produttori indipendenti sia i grandi gruppi: da Jean Dujardin a Albert Dupontel, da Gérard Depardieu a Jamel Debbouze, tutti quanti titolari di società di produzione.
Il fondo che sostiene il cinema Oltralpe è alimentato con un prelievo di denaro su ogni biglietto venduto nelle sale cinematografiche, oltre che dalle tasse televisive e dai fornitori di accesso a Internet. Come sottolinea Thierry de Segonzac, presidente della Ficam, la federazione che raggruppa le imprese del settore, con questo provvedimento si ritrova finalmente un po’ di decenza: mentre il costo delle riprese è aumentato del 34%, quello dei cachet per i grandi nomi del cinema è lievitato del 70%.
Il taglio dei compensi, se da un lato è un provvedimento ben gradito all’opinione pubblica, dall’altro scrive la parola fine su un costume in voga da tre decenni. E arriva in un momento particolare, dopo alcuni fallimenti che hanno interessato l’anno scorso film molto costosi.
In passato era consuetudine che, perfino dopo un insuccesso, gli attori proponessero e ottenessero un ritocco all’insù dei loro cachet nel film successivo. E nessuno aveva di ridire, perché ci volevano nuovi film per attirare il pubblico. Così girava il mondo del grande schermo, in tempi di abbondanza che ormai sembrano un lontano ricordo.
I tagli sono stati preparati ed è già pronta una sorta di tariffario al ribasso: per le commedie che costano 8 milioni di euro con due attori protagonisti, a ciascuno andranno 500 mila euro invece che 800 mila. Per i film d’autore le cifre da investire sono crollate da 3,5 a 1,8 milioni e perfino un grosso nome dovrà accontentarsi di ricevere non più di 100 mila euro. I responsabili delle case di produzione ammettono che stanno passando gran parte del loro tempo a ridurre i compensi e a convincere gli artisti. Del resto i numeri sono impietosi: le cifre investite sono scese del 23% e le riprese del 17%.
Gli attori, costretti a misurarsi con meno opportunità di lavoro, cominciano a tirare i remi in barca. Per l’adattamento cinematografico dell’opera Un’ora di tranquillità, che sarà nelle sale il 31 dicembre, Christian Clavier ha dovuto adeguare il suo contratto alle nuove disposizioni del Cnc. La situazione peggiorerà nel 2015, se si considera che in Francia non è stato annunciato nessun titolo. Le due grandi produzioni attese sono Le stagioni, un documentario di Jacques Perrin, e un cartone animato di Jamel Debbouze, Perché non ho mangiato mio papà. Ma si tratta di due film senza attori. I produttori sono comunque consapevoli che il pubblico, per essere invogliato ad andare al cinema, ha bisogno di nomi di richiamo. Si può tagliare, ma fino a un certo punto. Come riconosce Michael Gentile, produttore dell’attrice Julie Delpy, ci si muoverà seguendo il buonsenso.
Ma c’è anche chi teme il proliferare di soluzioni artigianali per aggirare il tetto dei 990 mila euro: per esempio, trattative per clausole segrete o l’integrazione ai compensi camuffata da contratti con le case di produzione. O ancora, fare in modo che il film sia cofinanziato da un paese nel quale le nuove regole del Cnc non vengano applicate.
Massimo Galli, ItaliaOggi 16/12/2014