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 2014  dicembre 16 Martedì calendario

MIO FRATELLO OTTIMO PRESIDENTE. PARLA VITTORIO PRODI


«Romano sarebbe certamente un ottimo presidente della Repubblica, ma non sta a me commentare, le cose devono essere lasciate a chi ne ha la responsabilità. Quello che posso dire è che chi ha nostalgia dell’Ulivo ripensa a un’esperienza corale, a un movimento che era il prodotto di una comunità, e non di una persona sola. Il Pd non è certo l’Ulivo, e si inserisce in un mondo neo liberista. Penso che Matteo Renzi sia pieno di qualità ma avrei preferito che facesse le cose con più tempo e calma». Vittorio Prodi, ex parlamentare europeo e fratello dell’ex premier, era in prima fila sabato a Bologna alla convention di Pippo Civati, e in questo periodo «si prende la libertà di cercare di capire una situazione molto fluida, da rottamato della politica».
In questi giorni si parla molto dell’eredità dell’Ulivo, lei pensa che quell’esperienza sia definitivamente superata?
«Credo che dell’Ulivo andrebbe ripresa con più convinzione l’idea di comunità, di cercare di migliorare la condizione della vita di tanti, attraverso le riforme. Io vorrei che il Pd facesse un’analisi di quello che è cambiato sulla scena internazionale, e in particolare dell’avvento del neo liberismo. Le riforme devono incidere sulla redistribuzione della ricchezza, con la patrimoniale o la Tobin tax».
Questa aspirazione la ritrova nel Pd di oggi?
«Posso dire che quelli che esprimevano questi sviluppi, anche culturali, ci sono ancora. E penso valga la pena di tentare ogni sforzo per proseguire un approfondimento culturale che è la premessa di una politica lungimirante».
La frattura più evidente tra i democratici sembra quella prodotta dal Jobs Act, lei che ne pensa?
«Io penso che, come ha detto Roberto Benigni, è sparita anche la parola lavoro. Non c’era nessun bisogno di prendere in prestito termini inglesi per fare riferimento a uno dei cardini della nostra Costituzione».
La scissione le sembra inevitabile?
«Spero proprio di no».