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 2014  dicembre 16 Martedì calendario

IL BANCHIERE CACCIATO DALLA CITY PERCHE NON PAGAVA IL TERNO

Di banchieri «mariuoli» la storia recente è piena. C’è quello che ha rubato e quello che ha truffato. Prepotenza e avidità non sono luoghi comuni ma vizi antichi fra chi (non tutti per fortuna) maneggia capitali. Però, alla lunga lista dei cattivi maestri che si sono destreggiati nella finanza «creativa» mancava un tassello: il banchiere «portoghese». Ovvero il banchiere, che pur guadagnando centinaia di migliaia di bei soldoni, si diverte a non pagare il biglietto del treno o della metropolitana e a tirare fessi i poveri pendolari che non sgarrano. E non una volta. Ma per cinque anni di seguito.
Jonathan Burrows, quarantenne, nella City non è di certo l’ultimo arrivato. Ha una carriera senza macchie alle spalle. E, prima del misfatto, era uno dei direttori centrali di BlackRock, vale a dire la multinazionale di gestione investimenti più importante al mondo, avendo nel portafoglio 4 mila miliardi di dollari, cifra che è una volta e mezzo il prodotto interno lordo italiano.
Adesso, questo signore, nella City non potrà più mettere piede perché la Financial Conduct Authority, l’istituzione di controllo delle attività finanziarie, ha bocciato il suo comportamento (da reiterato «portoghese», appunto) definendolo «improprio e scorretto», tale da bandirlo dall’esercitare «ogni funzione» all’interno del Miglio quadrato. Gli sarà concesso, se mai lo vorrà, andare a prendersi un caffè, a visitare la cattedrale di Saint Paul, a comperare qualche vestito. Ma sarà costretto a starsene alla larga dagli uffici di BlackRock, di altri fondi o hedge fund, di istituzioni bancarie. A vita.
Condanna pesantuccia (e la prima del genere) dato che ben più illustri colleghi di Jonathan Burrows ne hanno combinate di assai peggiori e magari sono oggi a giocare felici e contenti sui campi da golf. E non è una illazione: i grandi capi dei quattro colossi britannici arrivati sul punto del fallimento nel 2008 ma salvati dallo Stato sono in giro a godersi le migliori diciotto buche del Regno. Ma Jonathan Burrows è scivolato su una fastidiosa e antipatica buccia di banana.
Forse pensava che nessuno mai lo avrebbe colto in flagrante. E, invece, nel novembre del 2013, alla stazione di Cannon Street i controllori lo hanno pescato nel pieno della sua «evasione». Come ogni mattina Jonathan Burrows aveva preso il treno, linea Southestern, da Stonegate nell’Est Sussex, per raggiungere la City. Tranquillo e beato da cinque anni non pagava il biglietto, limitandosi a timbrare con la Oyster Card, la carta dei trasporti londinesi, 7 sterline anziché le 21 dovute. Una o due volte vabbè. Ma durava da tanto. Troppo. Conti in tasca, un risparmio di 20 mila sterline (25 mila euro) che per il direttore di un fondo di investimento sono un’inezia.
Banchiere. Pendolare. Ma «portoghese». Questa volta è girata male. La polizia dei trasporti gli ha contestato il giochino e gli ha presentato il conto: 20 mila sterline di arretrato più 23 di multa. Totale 43 mila sterline (54 mila euro). Ha ammesso e pagato sperando che finisse lì. Il peggio si è materializzato in seguito, con l’intervento della Financial Conduct Authority e la sentenza di ieri. Si è pentito Jonathan Burrows ma la City non aspettava altro che dare una lezione, a difesa della sua «onorabilità».
Fabio Cavalera