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 2014  dicembre 18 Giovedì calendario

SAN SIRO

«La verità è che i veri tifosi prima di morire vogliono vedere dal vivo almeno una partita al Camp Nou, una a Wembley e una qui, a San Siro. Certo, è uno stadio da migliorare, ma ha potenzialità enormi e un fascino unico. E’ uno stadio fantastico, stiamo discutendo su cosa fare, ma saremmo felici di restare a San Siro, è la nostra prima opzione» (Michael Bolingbroke, Ceo dell’Inter e braccio destro di Thohir).

BALOTELLI «Portare Balotelli al Liverpool è stata una decisione strana. Ma se Mourinho e Mancini non sono riusciti a metterlo in riga, perché avrebbe dovuto farcela Rodgers? Non passa mai il pallone e nessuno gli dice niente, forse temendo la sua reazione. Hanno sempre detto che ha grande talento, ma io non l’ho mai visto. Penso che prima Rodgers si sbarazzerà di lui e meglio sarà per tutti» (l’ex interista Paul Ince).

MATTO «So che qualcuno mi chiama il “Balotelli del volley”, forse perché è vero che sono un po’ matto come Mario, a volte eccedo negli atteggiamenti anche se pochi minuti dopo mi pento. Ma a me piace una sola cosa: giocare sempre per vincere» (Raydel Poey, opposto cubano del Copra Piacenza).

CAPITA «C’è una storia che ancora non riesco a mandar giù. Avrei scommesso qualsiasi cifra su Antonio Lafortezza. Era coetaneo di Cassano, giocavano insieme nel mio Bari in Serie A. Mi sembrava un piccolo Tardelli, cattivo, già pronto a 18 anni. Poteva diventare un grande, invece si è perso. Capita nel calcio» (Eugenio Fascetti).

SPETTACOLO «Sono convinto che fare il calciatore oggi sia molto più difficile rispetto ai miei tempi, perché si tratta di sopportare più ruoli: quello dell’atleta, che è la base, ma anche quello dell’uomo di spettacolo. E poi i calciatori di oggi sono molto più preparati sul piano tattico e tecnicamente migliori; giocano su ritmi altissimi; il pressing è in ogni angolo di campo» (Karl Heinz Rummenigge).

LIBRO «Un giorno scriverò un libro e vi racconterò tutto, anche questo periodo. Intanto vedo un campionato che non è più quello di una volta ma lo trovo comunque bellissimo. La classifica è corta, c’è equilibrio e può ancora cambiare tutto anche se non vedo una squadra che possa battere Milano sulle sette partite» (Gianmarco Pozzecco).