Marco A. Capisani, ItaliaOggi 17/12/2014, 17 dicembre 2014
CAPRARICA LASCIA AGON CHANNEL
[Intervista] –
Studi per registrare il telegiornale allestiti all’interno di un container, un telefono unico per comunicare con l’esterno ma da condividere con un’altra decina di colleghi, manco una stampante e nemmeno una postazione vera e propria perché, per leggere le notizie del giorno, bisogna cogliere l’attimo fuggente tra una registrazione e l’altra della tv albanese che ospita il tg: è la televisione del futuro alle prese con la crisi dei media? No, è Agon Channel o piuttosto la tv delle repliche, almeno secondo Antonio Caprarica che ieri ha lasciato la direzione delle news e degli approfondimenti, in aperta polemica con l’editore Francesco Becchetti che manda on air il canale prodotto a Tirana al numero 33 del digitale terrestre italiano.
Una polemica che è arrivata fino al Parlamento dove i deputati del Partito democratico Michele Anzaldi, Federico Gelli ed Ernesto Magorno hanno chiesto all’Ordine dei giornalisti e agli organi competenti di avviare verifiche sulle condizioni di lavoro presso l’emittente.
«Già dal primo giorno, lo scorso 1° dicembre, è saltata l’edizione delle 12.45 del telegiornale. E così è successo anche il giorno dopo», spiega a ItaliaOggi il giornalista e scrittore, con un lungo passato dalla carta stampata con l’Unità e Paese Sera fino alla tv tra varie corripondenze Rai (l’ultima in ordine temporale da Londra) e senza dimenticare la direzione del Giornale Radio Rai e di Rai Radio Uno. «Il file con la registrazione del tg è stato inviato in ritardo al centro di trasmissione, perché ci vuole almeno un’ora e un quarto prima della messa in onda per prepararlo. E una volta mandato è possibile che il file arrivi danneggiato dopo la trasmissione via server. Insomma, non solo c’è un alto rischio che le notizie vadano in onda senza gli aggiornamenti dell’ultima ora, ma soprattutto se succede qualcosa salta tutto e in onda va una replica oppure un qualche vecchio format».
Domanda. Partiamo dalla fine: lei si dimette e l’editore l’accusa di essere rimasto «alle spese fuori controllo e del passato»...
Risposta. Le spese fuori controllo a cui si riferisce Becchetti forse sono quelle che ho chiesto per avere dei turni di riposo a vantaggio di una redazione composta da una decina di persone che deve confezionare, però, dieci edizioni al giorno del telegiornale. Oppure sono, forse, quelle per ottenere assunzioni di altri redattori, sempre per allentare un po’ i ritmi di lavoro. O forse sono quelle per farsi dare salette di montaggio e registrazione degne di questo nome.
D. O ancora l’editore si riferisce, forse, agli standard Rai cui lei era abituato e che Agon Channel non le ha dato?
R. Credo sia lui abituato ad altri standard, visto che gira con un’Audi blindata e scortata da un’altra vettura per le guardie del corpo. A me andava bene l’autovettura Passat che mi ha dato lo stesso Becchetti.
D. Lei dice che già il debutto delle trasmissioni è stato funesto. Ma non ne ha tratto subito le debite conseguenze?
R. Finché non ci lavori non ti rendi pienamente conto delle strutture precarie a disposizione. Prima di iniziare ho visitato gli uffici, le salette di montaggio e mi sembravano di qualità. Peccato che non fossero le nostre. Né, tantomeno, è stato fatto alcun accenno alla decisione di mandare in onda telegiornali pre-registrati. Io sono arrivato a Tirana intorno al 16 novembre e già il giorno successivo ho mandato una mail all’editore per far presente che così non si sarebbe potuti andare avanti. Cosa c’era di sbagliato? Che non c’erano i computer, per esempio. E quella è stata solamente la prima mail di una lunga serie.
D. Che cosa ha chiesto ancora a Becchetti?
R. Ho presentato tutte le debite richieste sia per le carenze a livello di strutture sia per quelle del personale. Su quest’ultimo punto, in particolare, visto che una redazione esigua di una decina di persone deve curare dieci edizioni al giorno del telegiornale, l’editore ha risposto di «non credere in principio che chi lavora 12 ore al giorno debba necessariamente stare male». Un modello schiavistico, per dirla in breve. Inoltre, tanta fatica risulta sprecata in mezzo a una programmazione di un canale che, in mancanza di «magazzino», offre solo repliche dopo repliche. Repliche perfino della festa di lancio del 25 novembre, come i rari spettatori di Agon Channel Italia hanno potuto tristemente verificare.
D. Vi è capitato qualche volta di andare in onda con notizie non aggiornate, causa inconvenienti tecnici?
R. Sì e non si trattava nemmeno di piccoli dettagli. Abbiamo dato al telegiornale la notizia che il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi aveva precettato i ferrovieri in vista dello sciopero generale. Ora che noi siamo riusciti a trasmettere, la precettazione era stata ritirata.
D. Quindi come ha deciso di andare avanti?
R. Mi sono ritrovato a montare i servizi nei container, con una redazione che doveva realizzare tutti i tg, più due ore di programma del mattino e un’ora di approfondimento serale. A disposizione nessun producer, nessun autore e tantomeno una segretaria di redazione. Ieri, alla fine, mi sono dimesso per giusta causa, per la mancanza assoluta delle strutture e del personale minimi per mandare in onda e confezionare un tg. Se questa è la tv del futuro, io non intendo starci. Gli studi di «livello hollywoodiano» vantati dall’editore a colleghi che non ci hanno mai messo piede sono solo uno specchietto per le allodole, utilizzato per inserzionisti ingenui.
D. Ci sarà pur qualche contenuto del palinsesto di Agon Channel, anche tra le varie repliche, che lei salva?
R. Il problema sono le repliche ma non solo. Ci sono anche, tra gli altri, i provini registrati con i candidati per un nuovo talent show di aspiranti giornalisti. Questi provini vengono messi in palinsesto solamente per riempire dei buchi. Ma in realtà non sono neanche clip di aspiranti cronisti, ma video di giovani che si facevano avanti genericamente per diventare volti noti della tv, magari presentatori o altro.
Marco A. Capisani, ItaliaOggi 17/12/2014