Michele Serra, la Repubblica 17/12/2014, 17 dicembre 2014
CORSIVI
Temere che appaia “lo spettro dell’instabilità”, autorevolmente evocato dal Capo dello Stato, farebbe pensare che noi si viva nella stabilità. Un tran tran istituzionale regolarissimo, legislature a tutto tondo con il loro bell’inizio e la loro pacifica fine, le cose che funzionano, le Camere che legiferano, i governi che durano, i premier che fanno i premier perché hanno vinto le elezioni, i presidenti che si succedono con cadenza solenne e mai, dico mai che sia capitato di essere costretti a rieleggerne uno scaduto perché non si riusciva a trovarne uno nuovo. Come purtroppo sappiamo, e come ben sa proprio Napolitano che è stato costretto, in età venerabile, a succedere a se stesso, purtroppo niente di cui sopra è vero. Di stabilità la Repubblica ne ha sempre avuta pochina, solo a sprazzi, appena qualche briciola, e men che meno adesso, che siamo freschi reduci da quello strambo equilibrismo che furono le larghe intese del governo Letta, poi congedato dal suo stesso partito per fare posto a Renzi, con un’opposizione che ha trascorso gran parte del suo tempo, fin qui, a espellere istericamente i suoi deputati e un presidente costretto a disfare le valigie quando stava per lasciare il Quirinale. E come farebbe dunque, il povero “spettro dell’instabilità”, a farsi notare, a farsi riconoscere, perfino a spaventare qualcuno, in questa già spettralissima legislatura?