Giovanna Faggionato, Lettere43 15/12/2014, 15 dicembre 2014
Record di cittadini che firmano petizioni online. E vincono le sfide: dal ragazzino autistico riammesso a scuola, alla malata di cancro che ha convinto la banca a non farsi pignorare casa – Laura Stecca ha vinto la sua battaglia grazie a 82 mila cittadini che non conosce
Record di cittadini che firmano petizioni online. E vincono le sfide: dal ragazzino autistico riammesso a scuola, alla malata di cancro che ha convinto la banca a non farsi pignorare casa – Laura Stecca ha vinto la sua battaglia grazie a 82 mila cittadini che non conosce. Il liceo Valle di Padova aveva rifiutato suo figlio Jacopo, affetto da autismo. L’istituto per geometra San Francesco di Assisi diceva di poterlo accogliere solo per tre giorni alla settimana. Ma le firme di un’Italia ignota e comune, di una nazione che si mobilita online, hanno spinto le istituzioni e l’azienda sanitaria locale a prendersi carico del ragazzo. E così si sono aperte le porte che gli erano state chiuse in faccia. COME UN QUARTO DI PADOVA. In sei mesi, la petizione lanciata sulla piattaforma Change.org dalla mamma di Jacopo ha raccolto un numero di firme pari a un quarto degli abitanti della città veneta, come se un passante su quattro le avesse teso la mano per strada. E sono arrivate sul tavolo del ministro dell’Istruzione e del governatore del Veneto Luca Zaia. LE VITTORIE DI LAURA E VLADIMIR. Grazie ad altri 52 mila sconosciuti, Laura Bernoldi, malata di cancro, ha convinto la banca Fineco a non pignorarle la casa. E altri 12 mila hanno permesso a Vladimir, giovane omosessuale di origine russa, di ottenere l’asilo politico in Italia e scappare da una patria che gli nega la libertà di amare. MOBILITAZIONI SENZA MEDIAZIONE. Sono le storie di una nazione che si mobilita contro i non sensi delle burocrazie e contro lo ’stato delle cose’. Lotte che una volta erano mediate dai sindacati o dalla Chiesa e che oggi con la diffusione di una cultura anglosassone saltano le sovrastrutture e riescono a muovere le coscienze grazie a una piattaforma di mobilitazione social e sociale. DA 130 MILA A 3 MILIONI DI UTENTI. In due anni e mezzo la versione italiana di Change.org è passata da 130 mila a 3 milioni di utenti e ha raccolto 9 mila petizioni, al ritmo di 30 petizioni nuove al giorno. E a gennaio 2015 è pronta a lanciare un nuovo strumento: pagine dedicate a sindaci, ministri, politici, per poter mettere in contatto chi domanda giustizia con chi alla richiesta può rispondere coi fatti. Lo staff contatta sia i promotori sia gli amministratori Le campagne vengono monitorate ogni giorno dai quattro dipendenti della organizzazione, una B Corporate, modello di business inesistente in Italia che mette insieme le strutture di governance dell’azienda profit con gli obblighi di reinvestimento degli utili delle no profit. Quando una petizione viene considerata meritevole di attenzione, entro 24 ore lo staff di Change.org contatta sia i promotori sia i decisori, cioè gli amministratori, i politici che hanno la possibilità reale di incidere sulla mobilitazione. «LE STORIE COINVOLGONO». «Su YouTube», spiega Salvatore Barbera, direttore di campagna di Change Italia, «ci sono milioni di filmati di bassa qualità. E poi ci sono quelli che non solo sono significativi, ma che cambiano la nostra maniera di consumare i video». La stessa cosa, dice, vale per le petizioni: «Riescono a imporre all’agenda politica una questione complessa, con un modo diverso di raccontare una storia, perché quando la racconti con le persone riesci a coinvolgere anche chi sarebbe stato insensibile e allora le cose cambiano». STOP AL SACRARIO PER IL FASCISTA. Così la scrittrice italiana di origine somala Igiaba Scego è riuscita a convincere il governatore Nicola Zingaretti a bloccare la costruzione - finanziata con 130 mila euro dalla Regione Lazio - di un sacrario dedicato al gerarca fascista Rodolfo Graziani in un paesino della provincia di Roma. Così ha avuto successo la petizione in favore del reintegro di Ilario Ilari e Valentino Tomasone, i due autisti di bus romani dalla Trotta Bus licenziati dopo aver raccontato in tivù il malaffare della loro azienda. CRISTIAN, DOWN E CITTADINO ITALIANO. E così nel 2013 Cristian Ramos, ragazzo colombiano con la sindrome di down, ha ottenuto la cittadinanza italiana. Una agghiacciante burocrazia voleva impedirgli di giurare sulla Costituzione ritenendolo incapace di intendere e di volere, ma per lui si sono mobiliati migliaia di cittadini e alla fine anche i ministeri dell’Interno e della Giustizia. Nell’Italia sono molti a «voler lasciare il segno» Nell’Italia che non scende in piazza e che se scende in piazza si prende gli insulti, nell’Italia anestetizzata dalla corruzione e dal pane quotidiano degli scandali, Barbera vede «una profonda voglia di cambiare, un desiderio quasi adolescenziale di lasciare un segno». «La volontà» direbbe Calvino, «di riconoscere chi e cosa in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio». Per ora, però, senza investimenti. FINANZIAMENTI DALLE ONG. Se nella danarosa Silicon Valley Change ha appena raccolto un finanziamento di 25 milioni di dollari, i fondi privati vengono da campagne pagate dalle principali Organizzazioni non governative (Ong) attive sul territorio nazionale, da Save the Children a Medici senza frontiere. Ma il lavoro di tutti i giorni sono le proposte spontanee dei cittadini. QUANTE BATTAGLIE NELLA SCUOLA. Le campagne più numerose, osserva Barbera, si concentrano nel settore della scuola e della disabilità. Come la petizione lanciata dalla deputata democratica Ileana Argentin con l’hashtag #dopodinoi per chiedere tutele per le persone disabili che rimangono senza assistenza dopo la morte dei genitori. O l’idea di un gruppo di ragazzi romani sordi, i fondatori della prima radio per non udenti, che chiedono che la lingua dei segni venga riconosciuta ufficialmente anche in Italia, come hanno fatto Paesi come l’Iran o la Cina. BANDO A ROMA PER LE TERRE INCOLTE. Le petizioni possono interessare piccoli territori, come quella che ha convinto il Comune di Roma a aprire un bando per assegnare le terre incolte agli agricoltori, o tutto il Paese, come il movimento di opinione che ha portato al reintegro della geografia e della storia dell’arte nelle materie di insegnamento dei licei. DON CIOTTI E LIBERA SONO DI CASA. E poi ci sono anche pezzi interi di società civile organizzata che hanno adottato e adattato il nuovo strumento al loro attivismo. Don Ciotti e Libera per esempio sono di casa, e quest’anno sono riusciti a salvare il casale di Peppino Impastato e a rafforzare la legislazione sullo scambio politico mafioso. Ora chiedono di rivedere la prescrizione affinché non ci siano più altre Eternit. ISTITUITO IL REATO DI DEPISTAGGIO. E le petizioni provengono anche dai palazzi della politica. Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione per le vittime della strage di Bologna e oggi deputato del Partito democratico, ha lanciato un appello per l’istituzione del reato di depistaggio, approvata dalla Camera il 24 settembre 2014. E ORA LE PAGINE DEDICATE AI POLITICI. Oggi Change pensa a un passo successivo per avvicinare palazzo e piazza, sebbene virtuale. «La piattaforma», racconta Barbera, «verrà arricchita con pagine dedicate a ministri, presidenti della Camera e del Senato, sindaci o governatori di regione perché si possano indirizzare direttamente a loro le petizioni e perché possano rispondere». La sperimentazione è già in corso in altri Paesi ed è attesa in Italia nei primi mesi del 2015. «Vogliamo dare alle persone strumenti e canali che vadano oltre all’urlo di pancia, alla rabbia. E allo stesso tempo vogliamo che i politici rispondano magari anche dicendo di no, ma con trasparenza e semplicità».