Marco Cubeddu, Il Giornale 13/12/2014, 13 dicembre 2014
ECCO LE MIGLIORI LETTERE DI TUTTI I TEMPI
Nessuno scrive più «chilometri di lettere». Oggi si twitta e si chatta. Con buona pace dei romantici, se anche la scrittura non è mai stata così presente nelle interazioni quotidiane, a dominare è il fast thinking: pensieri veloci, velocemente scritti e dimenticati. A rilanciare, senza ammorbare, «il fascino ineguagliabile della corrispondenza vecchio stile» ci pensa lo scrittore americano Shaum Usher, creatore e amministratore di un popolare blog sul tema, e curatore del libro L’arte delle lettere, uscito in Italia per Feltrinelli, (pagg. 384, euro 35). Una mirabile raccolta di lettere «degne di nota», dove mittenti e destinatari si alternano in una girandola a tratti illuminante, a tratti struggente, spesso divertente. Girando le pagine avanti a indietro, secondo il proprio umore, ci si trova a far dialogare epoche e personaggi diversissimi.
Impagabile la lettera d’accompagnamento al mezzo rene di una vittima che Jack lo squartatore mandò al capo del comitato di vigilanza di Whitechapel, conclusa con un provocatorio «prova a prendermi» e spedita direttamente dall’inferno, «from Hell». Come del resto quella vergata dal responsabile del marketing della Campbell’s che, ringraziando Andy Warhol per le celebri serigrafie oggi simbolo della Pop Art, lo omaggiava di un paio di casse di zuppa al pomodoro, quella di Leonardo Da Vinci che cerca lavoro, quella del cantautore australiano Nick Cave che scrive a «quelli di MTV» per rifiutare la candidatura a Miglior artista maschile, dichiarando di voler proteggere la sua Musa da «influenze che possano urtare la sua fragile natura».
Le chicche si sprecano: Charles M. Schulz, il creatore dei Peanuts, che decide di sopprimere un personaggio non amato dal pubblico e risponde a una sua critica lettrice: «Lei e i suoi amici avrete sulla coscienza la morte di una bambina innocente», le innamorate fan di Elvis Presley che scrivono al Presidente degli USA Eisenhower intimandogli di non toccare le basette del loro idolo durante i suoi due anni forzati di leva militare in Germania e lo stesso Elvis che anni dopo scrive al Presidente Nixon domandandogli di essere nominato «agente federale straordinario» per la lotta alle droghe, Mario Puzo, padre del Padrino, che scrive a Marlon Brando: «Lei è l’unico attore che possa interpretare il Padrino con la calma, la forza e l’ironia che la parte richiede», Ernest Hemingway che invia consigli sul metodo di scrittura al «Caro Scott» (Fitzgerald) esprimendosi sinceramente sulle scelte sentimentali dell’amico: «Pensavo che Zelda fosse pazza la prima volta che l’ho vista, e tu hai complicato ancora di più le cose innamorandoti di lei» e Fitzgerald che scrive con ironia alla figlia Scottie scoraggiandola a rivolgersi a lui usando vezzeggiativi: «Se mi chiamerai un’altra volta Papino andrò a prendere Gatto Bianco e lo picchierò sul sedere con forza, sei sculacciate per ogni volta che sei impertinente. Che ne dici?».
Molto rappresentato anche l’ambiente scientifico: il direttore del Marshall Space Flight Center della NASA che risponde a una suora contraria alla ricerca spaziale e convinta che i fondi sarebbero stati meglio spesi per aiutare i bambini affamati del mondo allegandole una foto della terra vista dallo spazio che «ci ha aperto gli occhi sul fatto che la nostra Terra è un’isola bellissima e preziosa nello spazio illimitato», Albert Einstein che scrive a una studentessa di catechismo che lo sollecitava a esprimersi sulla fede in Dio: «La ricerca scientifica porta a un sentimento religioso particolare, che di sicuro è molto diverso da quello di chi crede in maniera più ingenua», passando per lo scopritore del DNA al figlio e per il fisico Feynman che si rivolge all’amata moglie recentemente scomparsa.
In mezzo, i telegrammi sull’affondamento del Titanic, le lettere d’addio dei kamikaze giapponesi prima di immolarsi per la causa, le missive incise sulla corteccia di betulla del medioevo russo.
Con l’arrivo di dicembre, i bambini aspettano Babbo Natale con la sua slitta trainata da renne. Ai lettori invece tocca Babbo Editore con la sua slitta trainata da strenne: libri di grande respiro e grande appetibilità commerciale di autori consolidati e popolari, spesso scritti apposta per «vendere». Non che questo sia necessariamente un male. Ma nei pacchetti che non contengono pigiami riciclati capita di rado siano incartati oggetti il cui valore letterario superi l’urgenza del momento. Le recensioni, in queste settimane, diventano definitivamente spot pubblicitari. Non capita spesso però di imbattersi nell’oggetto perfetto da pubblicizzare. L’arte delle lettere è esattamente quel che promette nella quarta di copertina: «L’equivalente letterario di una scatola di cioccolatini. Fatto benissimo, con fotografie e riproduzioni a colori di gran parte delle lettere. Un magnifico regalo di Natale».