Fabio Corti, Libero 14/12/2014, 14 dicembre 2014
BELEN TROPPO SEXY: SALTA LA PUBBLICITÀ
Il culo di Belen è una questione molto ma molto seria. Poteva restar confinato in una delle tante pubblicità smutandate, appeso su uno dei tanti palazzi di Milano, invece è diventato un caso politico e di welfare grazie all’incrocio fra due prodigiose forze della natura: il lato B della suddetta e l’amminisrazione comunale di Giuliano Pisapia.
Da qualche giorno le curve della Rodriguez impreziosiscono la facciata di uno stabile in corso Buenos Aires: bellissima e concupiscente la showgirl si allunga fra candide lenzuola, la prorompente silhouette di ganza sudamericana punteggiata da un coordinato scuro slipreggiseno. La superficie del quadretto rasenta quella del prato di San Siro. Corso Buenos Aires, la via commerciale più lunga d’Europa, è una delle arterie maggiormente trafficate della città, spesso teatro di ingorghi raccapriccianti. Tante automobil significano tanti occhi che guardano, ragion per cui la bellona è stata issata lì e non nella steppa del Kazakistan da chi paga fior di euro per irrorare con una abbacinante réclame il proprio business di biancheria intima in un regime di libero mercato.
Però il maschio italiano è quello che è: qualcuno ha indugiato sul sederino di Belen anche nei rari momenti in cui corso Buenos Aires presentava un flusso di traffico sopra i cinque chilometri di media oraria. Purtroppo guida e delirio mistico, lo insegnano al corso per la patente, sono due realtà che mal si conciliano. Come hanno potuto constatare i solerti agenti della polizia municipale di pattuglia nel quartiere «incidenti non ce ne sono stati», però «una serie di rallentamenti e code ingiustificate sì». Di questo passo l’incidente, grave o meno, appariva un rischio più che concreto. Una rapida consultazione coi responsabili della pubblicità ha maturato la scelta più oculata nell’interesse del cittadino: da domani al posto di Belen Rodriguez in reggiseno comparirà un’altra pubblicità, a ridotto contenuto sexy. Tipo un computer o un tre per due di tappeti persiani tarocchi che nessuno si filerà. Il problema è che il culo di Belen non è mica un unicorno. Sulle strade di Milano incombe un esercito d’altri deretani, magari meno celebri del suo ma altrettanto insidiosi per l’incolumità del testosteronico automobilista locale. E questi, di deretani, restano al loro posto: nessuno è veramente al sicuro dalle chiappe killer. È chiaro che la protezione del cittadino (persino da se stesso) è uno dei compiti primari cui è chiamata la pubblica amministrazione, ma in alcuni casi la mano delle istituzioni si spinge oltre limiti a dir poco discutibili. I fondoschiena abbassano gli standard di sicurezza europei sulla viabilità metropolitana? Ok, vanno rimossi. Tutti però, altrimenti se girato l’angolo con corso Buenos Aires ti ritrovi l’altra marca di mutande con l’altra stangona della tv siamo daccapo: il problema non è risolto e quei tappeti persiani del piffero fanno veramente schifo.
Oltretutto, il livello di de-responsabilizzazione dell’automobilista è sconfortante: anziché educarlo a controllare il richiamo della foresta e guardare la strada mentre guida, scatta la censura sulle grazie di Belen.
E allora occhio, sciure, alla lunghezza della minigonna: al prossimo tamponamento potreste dover compilare la constatazione amichevole. Anche se andate a piedi.