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 2014  dicembre 13 Sabato calendario

NEL 2014 GIÀ 1.300 AGITAZIONI OGNI GIORNO ALMENO 4 PROTESTE

ROMA Mille e trecento scioperi in 11 mesi. Il 2014 non è ancora terminato e l’Italia ha già battuto l’anno precedente in fatto di astensioni dal lavoro visto che nel 2013 gli scioperi andati a segno erano stati 1.279. In pratica, ogni giorno i cittadini sono costretti a fare i conti con una media di 4 agitazioni in grado di bloccare trasporti, raccolta rifiuti, ministeri, attività professionali ed altro ancora. L’autority in materia, guidata dal commissario Roberto Alesse, calcola che negli ultimi 4 anni gli scioperi sono stati 6 mila e la tendenza è in aumento con una crescita costante del 5%. Una «progressione smodata» fanno notare i collaboratori del commissario. C’è un settore da tempo in testa nella top 10 degli scioperi. Ed è quello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. A fine novembre in questo comparto erano state celebrate ben 195 azioni. Mentre nel settore del trasporto pubblico locale il bilancio parziale dice 183, con una crescita che supera il 20%. Forte la frequenza delle agitazioni anche nel trasporto aereo e ferroviario, nelle telecomunicazioni e negli uffici regionali. Nell’ultima relazione presentata al Parlamento, a luglio, l’autority sugli scioperi ha focalizzato la sua attenzione proprio sul settore dell’igiene ambientale. Nell’indagine si parla di situazione «patologica» con riferimento alle 186 e 105 azioni di sciopero che nel 2013 hanno riguardato rispettivamente le attività di raccolta e smaltimento rifiuti e quelle delle pulizie. «La maggior parte di queste iniziative - annotano i commissari - è causata non solo dai fenomeni di “mala amministrazione”, ma anche dal ritardo nell’erogazione dei corrispettivi da parte degli enti pubblici». Insomma, lo Stato non paga i fornitori e i lavoratori incrociano le braccia. «Questi ultimi - denuncia la relazione - non pagati ricorrono a forme di protesta fuori delle regole». Quanto al trasporto pubblico locale, la ragione degli scioperi è dovuta al fatto che «le Regioni usano i fondi per altre emergenze: in primis la sanità».