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 2014  dicembre 14 Domenica calendario

“AI DISABILI INSEGNO A SALVARE GLI ANIMALI E A NON UCCIDERE LE FIABE”

Daniela Boscolo è una «prof» moderna: jeans aderenti, tacchi a rocchetto, capelli scuri e vaporosi, bijoux stile berbero e smalto alla moda, oro e nero. Nata a Cavarzere, in quel lembo di terra dove Adige e Po scivolano verso il mare, Daniela segue i ritmi concitati del suo tran tran come se nulla fosse. Da giorni le troupe televisive l’aspettano nell’atrio dell’Itc Colombo di Porto Viro - l’istituto tecnico dove insegna dal 2007 - perché potrebbe essere lei la «prof. più brava del mondo». «Non l’ho ancora realizzato - ammette -. So solo che a febbraio sarà resa pubblica la short list da cui poi si deciderà il vincitore». Il concorso della Varkey Gems Foundation funziona su segnalazione; ma, confessa: «Non so chi possa aver fatto il mio nome. Credo gli studenti universitari di Padova». Già, perché Daniela, oltre a essere insegnante per disabili a Porto Viro, ha anche un contratto da esterna con l’Ateneo patavino per la formazione degli specializzandi che vogliono seguire la sua strada.
L’insegnamento è sempre stato il suo sogno, ma il percorso non è stato facile. Dopo la laurea in Lingue, nel 1990, ci sono voluti 10 anni per l’abilitazione all’ inglese. Nel frattempo, Daniela ha lavorato come tour operator, organizzando viaggi in Inghilterra. Nel 1998 le prime supplenze. Nel 2000, il concorso e la cattedra d’inglese all’Ipsia di Cavarzere (Venezia). E’ qui che si verifica il primo incontro-scontro con la disabilità. La scuola ospita 26 studenti diversamente abili su 500. «Dal 1977 quando sono state abolite le classi differenziate abbiamo notato una gran lacuna in questo campo. Ho visto molta inesperienza e tanti genitori che ritiravano i figli disabili da scuola», ammette. Così, la scelta di tornare all’Università, ricominciare da capo e specializzarsi nella didattica di sostegno. Nel 2007 Daniela è di ruolo all’Itc Colombo e con l’appoggio del preside Alfredo Paiola, oggi in pensione, inizia «a sperimentare» nella nuova veste.
Paiola le mette a disposizione un’aula vuota per farne un laboratorio. Daniela bussa alla porta del Rotary Club che acquista scrivanie, pc e strumenti. «Volevo rendere i ragazzi autonomi socialmente e pronti al lavoro – dice – E’ fondamentale per le relazioni e l’identità dell’individuo». Poi, aggiunge: «Anche loro, come gli altri, avevano diritto all’alternanza scuola-lavoro». Il primo step è una campagna-poster contro l’abbandono degli animali: «Non uccidete le nostre favole».
Il secondo progetto è la fiaba «I quattro Beniamino» istoriata per il circuito Opam, per la promozione dell’alfabetizzazione del mondo. Nel 2009, sempre il Rotary, allestisce nella scuola un supermercato a scaffali che, con la collaborazione di due market locali, si riempie di prodotti. «Ho pensato a ricreare un luogo di lavoro ricettivo per la disabilità che fosse anche un esercizio utile all’autonomia dei ragazzi», spiega. «Grazie alle convenzioni abbiamo portato gli studenti in stage e uno di loro è stato preso in tirocinio». Nel 2013 arriva «Masterchef» grazie all’accordo con il ristorante Zafferano.
Il ricettario prezioso
Dopo mesi a contatto con cuochi professionisti, nasce un ricettario stampato in 200 copie e omaggiato con una cena di gala che ha fruttato 500 euro alle casse dell’istituto. «La scuola non ha soldi neanche per i pennarelli. Sono denari preziosi», spiega Daniela.
Nel 2014 è stata invece siglata una partnership con l’azienda alimentare Dinon. «Non c’è stato bisogno di chiedere, la gente è disponibile per i ragazzi», rivela Daniela che per dare visibilità ai progetti ha creato con i colleghi Mara Tosetto, Genny Ruzza, Paolo Bernardi, Stefano Billo e Ilaria Umilio, il sito scuolainclusiva.jimdo.com. Ostacoli? «Pochi - risponde - mi arrabbio solo quando la burocrazia si mette contro (come con il taglio delle certificazioni sanitarie o le carte da compilare) o se qualcuno mi dice: che dovrei lavorare solo 18 ore».
Daniela, invece, rischia («Alcuni ragazzi li ho portati in stage in auto perché la scuola non poteva pagare il bus») e ammette: «Non ho giorni liberi». Tra le più grandi sfide? Aver riscritto la Divina Commedia per uno studente autistico. «Purtroppo noi insegnanti siamo lasciati soli».
Eleonora Vallin, La Stampa 14/12/2014