f. sp., La Stampa 14/12/2014, 14 dicembre 2014
“ANCHE L’ITALIA STA CAMBIANDO AUTO EFFICIENTI, PIÙ TRENI VELOCI”
[Intervista a Davide Tabarelli] –
Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, il petrolio ha iniziato a fare i conti con il calo della domanda dei suoi derivati?
«Il crollo degli ultimi giorni che ha portato il barile a scendere sotto i 58 dollari è stato causato dalla previsione, per il 2015, di un ulteriore rallentamento della domanda, che si scontra con un’offerta che continua a salire, grazie all’attivismo degli americani che, sfruttando nuove tecnologie, come la fratturazione idraulica, se la giocano in fatto di produzione con l’Arabia Saudita».
Perché la domanda cresce meno?
«Da un lato i Paesi in via di sviluppo hanno visto la loro crescita frenare, crescita che è piatta o assente nelle economie più mature. Pensi all’Italia: se nel 2006 si consumavano mediamente 1,7 milioni di barili al giorno, ci si avvia a chiudere quest’anno con 1,1 milioni di barili».
Colpa della crisi?
«Sono gli effetti della recessione che c’è stata, dieci punti di Pil persi. È cambiato lo stile di vita. Le automobili sono più efficienti dal punto di vista energetico. Nel corso della crisi la vendita di carburanti sulla rete autostradale è calata del 50%, mentre i biglietti dell’alta velocità sono aumentati del 30-40%».
Come se lo spiega che anche in America da qualche tempo i consumi di petrolio e l’andamento del Pil, in crescita, abbiano preso strade diverse?
«Con il fatto che la crescita negli Stati Uniti negli ultimi tempi ha riguardato soprattutto la fetta più ricca della popolazione, è stata disomogenea e questo ha avuto ripercussioni sui consumi. Inoltre conta anche un parco auto più moderno».
Il consumo di petrolio è destinato a calare globalmente?
«Nei prossimi 30 anni i consumi continueranno a salire. Il punto è che andiamo verso due decenni in cui ci sarà uno sfasamento tra una domanda che cresce meno velocemente e un’offerta che farà fatica ad adeguarsi, perché ha reazioni molto lente».
Chi garantisce la maggiore crescita del consumo di petrolio?
«I Paesi di sviluppo più recente: la Cina, per esempio, cresceva oltre il 10% ora fa solo, si fa per dire, un +7%. Questo fa sì che la domanda cresca, ma non più come in passato. Lo stesso si può dire dell’India».
Secondo il vostro osservatorio, dove arriveranno i prezzi del barile?
«Pensiamo che già a maggio possa arrivare a 55 dollari, una discesa meno accentuata dopo il recente scossone. Il petrolio sopra i 100 dollari non aveva ragion d’essere ed era pompato dalla finanza: non siamo allo scoppio di una bolla, ma quasi».
Con i prezzi bassi torneranno a crescere i consumi anche nei Paesi dalle economie più mature?
«Le abitudini sono ormai cambiate così come resta il fattore tecnologico che riduce i consumi. Però prezzi più bassi possono avere un effetto espansivo sull’economia che potrebbe risollevare la domanda di greggio e restituire nel contempo qualche soldo anche agli automobilisti per lungo tempo vessati al distributore».
f. sp., La Stampa 14/12/2014