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 2014  dicembre 15 Lunedì calendario

L’INGEGNERE CHE SI TRSFORMO’ IN CASALEGGIO

Di panni ne ha indossati tanti. I primi, quelli dell’ingegnere, non per spettacolo ma per lavoro, negli uffici milanesi di una società di consulenza: di giorno davanti al computer, la sera a far gli straordinari intrattenendo i colleghi con le imitazioni dei superiori. E non ci voleva molto per capire che la sua strada era un’altra ed era già segnata, bastava scovare la porta giusta. Che è arrivata a 35 anni, con il debutto a Zelig off. Da quel momento con i cambi di pelle ci ha preso gusto: Jovanotti, Fabrizio Corona, Gianroberto Casa-leggio. All’anagrafe però un nome solo: Giovanni Vernia, classe 1973, nato ingegnere elettronico, diventato comico e trasformista, mattatore in teatro, colonna portante di Zelig.
“NON MI MANCA niente della mia vita precedente. Amo andare sul palco e far ridere la gente. È come una droga”. Capelli brizzolati, fisico asciutto, come riferimenti ha Alberto Sordi, Totò e Nino Manfredi. “Mostri sacri, senza eredi. Nel campo dell’intrattenimento poi il più bravo è Fiorello, un artista a 360 gradi, che riesce a cimentarsi in tutto: canto, monologhi, comicità. Proprio come vorrei fare io”.
Nato a Genova, ma trapiantato a Milano a 26 anni, con in tasca una laurea a pieni voti, trova presto lavoro come programmatore. “Giacca e cravatta, vengo spedito in uno sgabuzzino in via Caldera, insieme ad altre 10 persone”. Non è il suo posto, però. Lo capisce lui, e lo capiscono i suoi colleghi che, finito il lavoro, si radunano alla sua scrivania per farsi due risate: "Imitavo i capi". Così a 35 anni decide di iscriversi a una scuola di teatro. Un bel salto, non facile quando non sei più ragazzino. “La passione l’ho sempre avuta. Quando ero bambino andavo a trovare i parenti nel sud Italia, e lì facevo le imitazioni dei miei zii. I più permalosi se la prendevano. Ricordo certe litigate”. Il successo gli piomba addosso nel 2008, grazie al suo Jonny Groove, tamarro da discoteca, innamorato della musica house e dei suoi improbabili pantaloni maculati. Un’incredibile fonte di tormentoni e di incassi. “Dopo il boom in tv, sono arrivati dischi e libri. Persino un film. Ma oggi, potessi tornare indietro, non lo rifarei. All’epoca ero inesperto. Arrivai al punto che non ne potevo più di quel personaggio. Per quello, decisi di abbandonarlo per un po’, di darlo al pubblico solo in pillole. Ricordo che alcuni erano convinti che non avrei trovato un’altra idea così efficace. Invece sono riuscito a reinventarmi. Ora ho una comicità diversa, non solo leggera, ma capace anche di fare riflettere”.
In queste settimane, Vernia sta girando l’Italia con il suo show, dove alterna monologhi alle sue parodie più riuscite, con una buona dosa di improvvisazione. Un’ironia mai volgare e una spiccata dote da camaleonte gli permettono di saltare con facilità da un personaggio a un altro, come fosse un semplice cambio d’abito. Lo ha fatto anche nell’ultima stagione di Zelig, dove non ha mai indossato la stessa maschera per due sere consecutive. “Ho firmato il contratto quando ho avuto la certezza di poter fare una cosa diversa a puntata. Perché mi stufo facilmente e ho paura che per il pubblico sia la stessa cosa”.
COSÌ IN UNO SKETCH era Jovanotti, in un altro Mika, con la giacca tempestata di farfalle colorate, in un’altro ancora Fabrizio Corona, maglietta scollata e atteggiamento spaccone d’ordinanza. “Jovanotti mi ha mandato complimenti via Twitter, mentre con Corona ci siamo sentiti. So che ha guardato lo spettacolo dal carcere e si è divertito”. E se Maurizio Mengoni si è prestato a un duetto con il suo emulo, non tutti gli interessati hanno reagito. “Non so come l’abbia presa Casaleggio. Forse nel suo bunker non gli è arrivata la mia parodia”. Nelle mani di Vernia, il cofondatore del Movimento 5 stelle è diventato Gianroberto Casalecter, personaggio chiuso nei sotterranei e avvolto dalla penombra. “Sono sempre stato attirato da personaggi pop: li vedo, ci trovo una caratteristica che fa ridere, e li metto in scena. Sono loro che mi chiamano, che mi cercano. Con Casaleggio è successo così. Ho visto una sua intervista e mi ha ricordato Hannibal Lecter, per il modo di parlare, il tono monocorde e per la tendenza ad aspirare le parole. Così ho pensato di fare una parodia pop di Casaleggio. E Il Silenzio degli innocenti è diventato il Silenzio dei dissidenti”. Un’ incursione nel terreno della politica a cui seguirà un’altra in quello del calcio, con la parodia di Mario Balotelli. “Potrebbe essere il Corona che non è in galera: Balotelli fa tutto quello che farebbe Corona se fosse fuori dal carcere”.
Ma in cantiere ci sono anche un film e qualche esperimento sul web, dopo quello di Casalecter, pensato solo per internet. “Di sicuro da qui a un anno e mezzo sarà tutto teatro. Mi servirà per mettere da parte un po’ di repertorio per la tv. Poi penserò a un progetto cinematografico. Questa volta diverso dal precedente: niente personaggi televisivi o rielaborati. Vorrei invece portare sullo schermo vizi e virtù degli italiani. Ne hanno assai”.