Giampaolo Visetti, Affari & Finanza 15/12/2014, 15 dicembre 2014
LA PROVVISTA CINESE DI GREGGIO LOW COST È IL VERO VINCITORE NEI DISSIDI NELL’OPEC
La Cina ha buone probabilità di risultare il vero vincitore della nuova guerra del petrolio. Lo scontro all’interno dell’Opec sta offrendo a Pechino un’opportunità senza precedenti di fare scorte a basso costo. Nel 2014 l’economia cinese ha registrato la crescita più lenta da 15 anni, con un Pil sceso al più 7,4%. Nel 2015 la frenata potrebbe arrivare al più 7%: la produzione industriale è ai minimi da 20 anni e torna lo spettro deflazione. Pechino però non ha mai acquistato tanto petrolio come adesso. L’obbiettivo è riempire nel modo più economico la riserva strategica nazionale.
Oggi la Cina stiva un mese di importazioni di greggio, ma i colossi dell’energia stanno approfittando per aumentare le riserve a 100 giorni entro il 2020. Pechino intende cioè aumentare le scorte fino a 570 milioni di barili. Se il crollo dei prezzi continuerà, le autorità cinesi puntano ad aumentare le importazioni di petrolio di 700 milioni di barili al giorno per tutto il 2015, assorbendo oltre la metà del surplus produttivo globale.
Tra gennaio e settembre la Cina ha aumentato le importazioni di greggio dell’8,3%: 460 mila barili al giorno. E’ un livello che entro il 2030 porterà Pechino a superare gli Usa, diventando il primo consumatore mondiale. La scommessa cinese ora è sulla tenuta Opec di mantenere stabile la produzione di 30 milioni di barili al giorno, ignorando prezzi e surplus produttivo. Nel primo semestre 2015 l’eccesso di offerta globale, secondo i mercati, potrebbe raddoppiare a 1,3 milioni di barili, con prezzi inferiori del 40% rispetto al giugno scorso.
La nuova guerra del petrolio, innescata dalle sanzioni occidentali contro la Russia e dal crescendo di tensioni in Medio Oriente a Africa mediterranea, promette così di rivelarsi una fortuna per la super-potenza più energivora del presente. Pechino ha appena chiuso l’affare del secolo con Mosca, assicurandosi una fornitura di gas e petrolio tale da restituire competitività al proprio sistema industriale. La finestra del basso costo offre ora anche l’opportunità di investire su altri mercati, al punto da non escludere la possibilità di rivendere l’eccedenza. Uno dei giganti pubblici del petrolio cinese, tramite un fondo di trading a Singapore, ha appena acquistato 23,5 milioni di barili di greggio mediorientale.
Le tensioni euroatlantiche, nel Pacifico sono una buona notizia. E una Cina gonfia di petrolio low cost potrebbe fare la fortuna non solo di Pechino. Il presidente Xi Jinping: la Cina coglie l’occasione insperata della caduta dei prezzi del greggio per farne incetta