Francesco Viviano - Alessandra Ziniti, la Repubblica 14/12/2014, 14 dicembre 2014
LA MADRE DI VERONICA “MI ODIA, HA UCCISO LORIS PERCHÉ SOMIGLIAVA A ME”
SANTA CROCE CAMERINA .
«Io ho l’impressione che l’abbia ucciso perché Loris somigliava a me. Così tanto mi odia questa disgraziata... ». Parole terribili quelle di Carmela Anguzza, madre di Veronica. Parole che testimoniano, se mai ce ne fosse bisogno, che i primi a non credere a quella che secondo i magistrati è la “mamma- assassina” sono i suoi familiari: dal marito Davide alla madre Carmela, alla sorella Antonella.
Ecco perché il drammatico appello di Veronica dalla sua cella del carcere catanese, rilanciato ieri dall’avvocato Francesco Vilardita, è fino ad ora caduto nel vuoto: «Sono innocente, non mi abbandonate. Portatemi il mio bambino piccolo e fatemi partecipare ai funerali di Loris», invoca lei che soltanto ieri mattina ha saputo della decisione del gip Maggioni di convalidare il suo arresto. Ma il consenso del giudice alla sua presenza al funerale che probabilmente si terrà la prossima settimana (il corpo non è stato ancora riconsegnato al padre) sembra escluso anche dal suo legale che ieri ha avuto parole di biasimo per i familiari: «La signora è stata abbandonata, non ha neanche la biancheria di ricambio. Si è vestita con indumenti prestati dalle altre detenute ». E il marito risponde così: “Se emergeranno le prove non starò accanto a Veronica”.
A caccia di nuove prove, in attesa di conoscere l’esito degli esami sul Dna, sul bagagliaio della Polo di Veronica e sugli altri reperti prelevati, la polizia scientifica e gli investigatori della squadra mobile hanno fatto ieri un ulteriore sopralluogo nella casa degli Stival dove gli inquirenti ritengono che Veronica abbia ucciso Loris. Intanto per il gip il quadro indiziario è talmente grave da giustificare l’arresto della mamma di Loris in carcere anche perché, secondo il giudice, esiste sia il pericolo di reiterazione del reato (in casa c’è un altro bimbo di 4 anni) sia il pericolo di fuga. Anche in assenza di un movente chiaro.
Già, perché Veronica avrebbe ucciso Loris? A due settimane dal delitto che ha sconvolto l’Italia non si riesce ancora a trovare una risposta esauriente. L’esclusione della violenza sessuale, ipotizzata in un primo momento dall’autopsia e ora negata dagli accertamenti istologici, fa cadere la possibile pista degli abusi e così tutto sembra circoscriversi al burrascoso passato di Veronica e alla sua fragilità mentale. Dice il procuratore Petralia: «Il fragile quadro psicologico della donna non disgiunto da un vissuto personale di profondo disagio nei rapporti con la famiglia d’origine è una possibile concausa della determinazione omicida».
Movente al quale credono quelli che Veronica la conoscono molto bene. Le intercettazioni ambientali e telefoniche disposte per gli Stival e i Panarello nei «giorni del sospetto», quando tutti gli indizi inducevano a stringere il cerchio intorno a Veronica ma lei era ancora libera, non hanno fornito agli inquirenti la “prova” mancante: la confessione o anche solo un passo falso. Ma le conversazioni tra i familiari hanno confermato che anche in quelle case sconvolte dal dolore nessuno ha mai neppure ipotizzato che a uccidere Loris possa essere stato qualcun altro. Ecco allora Davide, appena tornato a casa dopo aver visto le immagini che inchiodano Veronica, sfogarsi con i suoi genitori. «Ti rendi conto dei giri che ha fatto...», dice Davide commentando l’inattesa visione della Polo della moglie nella strada poderale e i tempi di percorrenza. «Sei minuti», sottolinea. «Eh certo Davide, ha impiegato di più perché aveva Loris dentro la macchina», risponde nonno Andrea. «Sei minuti... Certo che aveva Loris dentro la macchina », commenta il papà del bambino. E nonno Andrea esclama: «Aveva Loris dentro la macchina e non sapeva dove cazzo doveva buttarlo il bambino...».
Ed ecco la mamma di Veronica commentare al telefono la misteriosa consegna delle fascette alle maestre: «Se ne voleva liberare così... O forse le voleva far scomparire da dentro (casa, ndr )... Perché lei non è potuta uscire più, era controllata... Forse delle fascette se ne voleva sbarazzare in quel modo».
Francesco Viviano e Alessandra Ziniti