Vittorio Sabadin, TuttoLibri - La Stampa 13/12/2014, 13 dicembre 2014
SCANZONATO E MALINCONICO, PUCCINI VISTO DA VICINO
Sono state scritte molte biografie di Giacomo Puccini, ma poche con l’intenso, commosso affetto di quelle di Giuseppe Adami. Il Saggiatore ha ripubblicato la seconda, del 1942. Adami è stato il librettista di Rondine, Tabarro e Turandot, e ci racconta Puccini com’era visto da vicino: scanzonato e malinconico, entusiasta e depresso, determinato e pieno di dubbi, amante del tabacco, del vino, della caccia, delle donne e dei motori. Ci racconta di quando, ragazzo, andò a piedi da Lucca Pisa, per assistere all’Aida di Giuseppe Verdi e tornò sempre a piedi nella notte, canticchiandone le arie e scoprendo che cosa avrebbe fatto nella vita. Delle giornate a Milano e delle lettere spedite a casa, perché gli mandassero l’olio, quello buono toscano, che i milanesi non sanno cos’è. Della sera in cui terminò di comporre la Bohème e ne cantò il finale agli amici accompagnandosi al piano, e tutti, anche lui, scoppiarono a piangere. Di quella volta che andò da Giacosa che ancora non gli mandava il testo dell’aria di Musetta, e gli spiegò: «Devi farmi dei versi così: co-co-ricò, co-co-rico, bi-stecca..». Molti dicono di amare Puccini, ma amano solo la sua musica; Adami ci costringe a voler bene anche lui.