Marco Birolini, La Stampa 13/12/2014, 13 dicembre 2014
NIENTE DNA DI YARA SUL FURGONE BOSSETTI: “LO DICO DA SEMPRE”
«Come immaginavo, visto che non sono stato io». Massimo Bossetti, chiuso in carcere dal 18 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, ha reagito così alla notizia del mancato ritrovamento di tracce della ragazzina sul suo Iveco Daily. «Sono innocente - ha ripetuto - come potrebbero esserci segni della bambina?».
Le reazioni
A dire il vero, nessuno si aspettava colpi di scena dalla relazione dei Ris, depositata ieri in procura. «Si tratta di accertamenti che andavano fatti per non lasciar nulla al caso - spiega Giorgio Portera, consulente dei Gambirasio (nonché ex Ris), che in estate aveva assistito ai rilievi - Ma non è stato trovato nulla di rilevante». Tuttavia, sostiene Portera, questo non esclude che Yara sia salita sul furgone. «Sono passati quattro anni. Le tracce potrebbero essere state lavate oppure essersi degradate per via della sporcizia che si accumula su un mezzo da lavoro. Vale il discorso fatto per l’autopsia: se avessimo potuto fare le analisi nell’immediatezza dei fatti, ne sapremmo molto di più».
Diversa la lettura di Claudio Salvagni, difensore di Bossetti. «Non sono arrivati i riscontri che la procura cercava. Il Tribunale del riesame aveva già smontato tutti gli indizi, tranne il Dna. Detto che ho forti dubbi che si tratti veramente di quello di Bossetti, sottolineo che gli investigatori non hanno trovato nient’altro sul mio assistito».
I nuovi video
Dna a parte, la procura è convinta di avere un altro asso nella manica, ovvero le immagini delle telecamere del benzinaio e della banca vicini alla palestra, che catturano il passaggio di un Daily alle 18.01 e alle 18.12. Secondo chi indaga è certamente quello di Bossetti, immortalato proprio pochi minuti prima della scomparsa di Yara. La prova, insomma, della sua presenza sul luogo del delitto. I fotogrammi sono stati mostrati al muratore durante il mancato interrogatorio del 24 novembre, a verbale chiuso, dopo che il 44enne si era già avvalso della facoltà di non rispondere. «Un tentativo di farlo crollare - sostiene Salvagni - Ma anche stavolta lui ha ripetuto di esser passato di lì semplicemente per andare a casa».
Verso la chiusura indagini
La pm Ruggeri, però, è pronta a chiedere il rinvio a giudizio in tempi brevi. «Mi stupirebbe molto, visto che è ancora pendente il ricorso in Cassazione per la scarcerazione - dice Salvagni - La decisione, attesa per il 25 febbraio, dirà anche se la relazione dei Ris sul prelievo del Dna è utilizzabile o meno. Secondo noi no, perché nessuno ha assistito. L’inchiesta era contro ignoti, ma doveva essere presente almeno la parte offesa. Lo prevede il codice, che va rispettato». Salvagni insiste anche sul ritrovamento del cadavere. La relazione della anatomopatologa Cristina Cattaneo è categorica: la tredicenne è morta nel campo per le ferite e il gelo nelle ore successive alla scomparsa. Non la pensa così Salvagni. «Il corpo è stato portato lì in un altro momento. Yara giaceva a gambe e braccia aperte, il freddo porta istintivamente a rannicchiarsi. E poi non c’era sangue, né sul terreno né sui vestiti, nonostante i grossi tagli».
Marco Birolini, La Stampa 13/12/2014