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 2014  dicembre 13 Sabato calendario

RAFFINATA ED ETEREA LA STILISTA GENIALE CHE UNISCE IL LUSSO ALLA BENEFICENZA

Forse Frida Giannini era troppo: troppo raffinata nelle sue proposte di moda, troppo eterea nella sua immagine, troppo importante nell’azienda, anche per essere la compagna dell’amministratore delegato Patrizio di Marco, padre della loro piccina Greta. Troppo fotografata, troppo intervistata, troppo impegnata a dare un’immagine generosa e colta della Gucci, facendole donare milioni in beneficenza e nel restauro di film, con l’assenso dell’a. d. innamorato. Intanto le vendite del marchio Gucci scendevano, mentre quelle di altri, dello stesso padrone, la società Kering di Jean-François Pinot (Balenciaga, Alexander McQueen, Yves Saint Laurent, Bottega Veneta, Pomellato) raddoppiavano o triplicavano. Nel capriccioso mondo della moda per ricchi, che fa perdere la testa a chi non può permettersela, non basta più il celebre marchio, tanto che oggi i due terzi delle vendite Gucci sono senza etichetta. I ricchi, soprattutto i nuovi, i russi, i coreani, i cinesi, i sauditi, vogliono non assomigliare agli altri, quindi i marchi più ambiti sino a qualche tempo fa, e non solo Gucci, oggi sono superati da piccole aziende, da ignoti creatori di cose inimitabili per costo o stravaganza.
In un certo senso Frida ha avuto troppo successo, è stata troppo copiata, quindi va sostituita, come altri, nel terremoto che sta investendo il mondo del lusso terrorizzato di perdere terreno, di una nuova, misteriosa clientela che potrebbe voltargli del tutto le spalle. Con lei, licenziano anche il suo uomo, o al contrario, lei viene allontanata perché è l’amministratore delegato che si vuole sostituire. La stessa cosa avvenne, sempre alla Gucci, nel 2004, quando se ne andarono il direttore creativo Tom Ford e l’a.d. Domenico De Sole. Quelli di Tom Ford erano stati anni di totale rinascita di una raffinata casa fiorentina, acquistata dai francesi, che si stava estinguendo nella tragedia e negli errori. Il bel texano fece impazzire per anni le donne di tutto il mondo, che lo adoravano, riuscendo a far credere che bastava un vestito Gucci di pelle aderente da dominatrix, per accumulare miliardari. Era stato proprio Tom Ford a chiamare Frida Giannini nel 2002, perché si occupasse delle borse Gucci, dopo aver lavorato dalle Fendi: “Vivevo a Roma, avevo studiato all’Accademia delle Belle Arti, avevo cominciato come stagista non pagata in varie aziende, un’esperienza importante: poi a 25 anni mi diedero un’opportunità le cinque sorelle Fendi, un meraviglioso mondo di sole donne, dove non era necessario sgomitare per farsi avanti come in un mondo di uomini”. Figlia di un architetto e di una insegnante di storia dell’arte. Frida era, ed è, una donna di bellezza delicata, alta e sottile, naturalmente elegante: nel mondo ultrasessualizzato della Gucci di Ford, lei arrivò in jeans e camicia bianca, immagine opposta ed angelicata, elegante, intelligente, piena di ritegno. Immediato successo con le prime borse a fiori, poi nel 2006, due anni dopo l’uscita di Ford e De Sole, lei diventa la direttrice creativa di tutta la maison, uomo, donna, accessori e poi bambini, non seguendo il gusto violento del suo predecessore, che del resto cominciava ad essere fuori tempo, ma ispirandosi al vecchio archivio della Gucci, nata 93 anni fa, e che era stata la casa di moda italiana di maggior classe fin quando la famiglia non aveva cominciato a disgregarsi. La signora Giannini, che ha 42 anni e quindi è giovane e seducente come tutte le belle quarantenni di oggi, ha la grazia femminile delle attuali donne di potere, dolcissime nella voce flautata e negli sguardi molto seducenti, però anche lavoratrici instancabili e boss inflessibili, ma pure persone come continuano a immaginarle gli uomini, cioè mamma affettuosa, cuoca grandiosa, casalinga irreprensibile, e tutto il resto che rende adorabile una compagna. Anche se, come Frida, rifiuta la convivenza, ognuno a casa sua, per conservare la propria indispensabile libertà. Per anni questa sua immagine, e questa sua realtà, sono stati la miglior pubblicità della Gucci per signore, dalla provocazione di Tom alla rassicurazione di Frida. Una creatrice donna in un mondo di creatori maschi di varie propensioni sessuali, una donna che ha cercato di far capire che il lusso va pagato non solo col denaro, ma anche ricordandosi della sofferenza degli sfortunati. Resta indimenticabile la notte del giugno 2012 al Twickenham Stadium di Londra, 50mila persone ad applaudire Frida Giannini, Salma Hayek Pinault, Beyoncè, che presentavano a nome di Gucci “Chime for Change”, la campagna per raccogliere denaro per assicurare alle donne e alle bambini di paesi poveri, aveva detto allora Frida, “più giustizia, più salute, più istruzione, per consentire loro di liberarsi dalla povertà, dalla sottomissione, dalla paura”. Aveva anche convinto la Gucci a sovvenzionare Martin Scorsese per il restauro di cinecapolavori soprattutto italiani tra cui “Il gattopardo” di Visconti, “La dolce vita” di Fellini, “Il caso Mattei” di Rosi. Non si immagina per Frida Giannini un futuro di disoccupata.
Natalia Aspesi, la Repubblica 13/12/2014