Andrea Valdambrini, il Fatto Quotidiano 13/12/2014, 13 dicembre 2014
ERNESTO JR, LA “PODEROSA” E IL “TURISMO GUERRIGLIERO”
Dalla storia al mito e dal mito al business. Non è un novità per la figura di Ernesto Guevara, detto “Che”, guerrigliero eternamente giovane della rivoluzione cubana, venerato come un eroe nella sua isola e icona mai appannata del marxismo globale. Quando poi le sue gesta ritornano un affare di famiglia, al mito si aggiunge quel pizzico di realtà capace di renderlo quasi irresistibile.
L’ultimo figlio del “Che” si reiventa agente di viaggio, lanciando un tour in moto ispirato al viaggio che suo padre fece da giovane prima ancora di diventare rivoluzionario e combattente. L’agenzia si chiama “La Poderosa”, proprio come la Norton 500 di fabbricazione britannica con cui l’argentino Ernesto Guevara, allora 23enne, e l’ amico d’infanzia Alberto Granado, percorsero dal gennaio a giugno del 1952 quasi ottomila chilometri. Un’avventura dal Cile al Venezuela, attraverso quella “maiuscola America” che “mi ha cambiato molto più di quanto pensassi”, scriverà poi Guevara. E che grazie all’osservazione della povertà e dell’ingiustizia lo porterà ad abbracciare per sempre l’ideale della rivoluzione.
Gli appunti del giovane Che, pubblicati solo nel 1992, saranno poi trasfusi in un film del 2004, I diari della motocicletta (girato dal brasiliano Walter Salles e interpretato dal messicano Gael Garcia Bernal). Anche sull’onda di quel successo cinematografico, Ernesto Guevara junior, 49enne figlio della seconda moglie del “Che” Aleida March, residente a Cuba e di professione avvocato, ha pensato di vendere un accattivante pacchetto turistico. Con qualche sorpresa “capitalista”, a partire dal prezzo: si va dai 3.000 dollari per 6 giorni, ai 5.800 per 9, volo per Cuba escluso. Harley Davidson fiammanti – a scelta tra i modelli Touring Street Glide o Dyna Wide Glide, ci informa il sito web dell’agenzia Guevara - al posto della vecchia Poderosa e un percorso tutto cubano certo meno avventuroso dell’originale. Due gli itinerari proposti, battezzati con il soprannome del giovane Guevara, Fuser 1 e 2. Alla scelta pubblicitaria dei nomi si abbina il percorso “rivoluzionario” ad uso del turista facoltoso, che comprende tanto i luoghi guevariani de L’Avana che il mausoleo di Santa Clara, circa 250 chilometri a est della capitale.
Curiosamente, alla “Poderosa Tour Guevara” si ritrova a lavorare con Camillo, amico di vecchia data e figlio del guerrigliero cubano Antonio Sanchez Diaz, ucciso in battaglia nel 1967, pochi mesi prima del “Che”. “Ernesto Guevara”, si legge sul sito della sua agenzia di viaggio “ha ereditato dal padre la passione per le moto”. Per questo “orgoglioso della sua gente, (Guevara) ha a sempre desiderato condividere l’esperienza di godere le bellezze della propria terra con gli amici e la comunità dei motociclisti che visitano l’isola”. E conclude l’auto-promozione: “Ernesto realizzerà i tuoi sogni sviluppando anche i propri”. E meno male. Basta che non dica di farlo per filantropia. Inutile chiedersi cosa ne penserebbe papà “Che”. Lui certamente amava moto, viaggi e avventura. Ma il business non era il suo mestiere, se è vero che al ministero dell’Economia di Cuba ci finì quasi per sbaglio.
@andreavaldambri
Andrea Valdambrini, il Fatto Quotidiano 13/12/2014